Il ministro dell’Istruzione Fioramonti iscrive il figlio alla scuola inglese, polemiche



In ogni caso, aggiunge la vicepreside, il bambino “ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest’anno. Poi, siccome aveva un po’ di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l’esame, che del resto non è obbligatorio”.

“Il ministro sceglie la sola scuola inglese per il figlio. Un ministro che crede in maniera forte al sistema italiano e nell’Italia. Giuseppe Conte rimuova il ministro dell’Istruzione dal suo ruolo, avendo già dimostrato in numerose occasioni totale incapacità di governo e una serie infinita di gaffe, dalle battute sessiste su Daniela Santanchè, alla tassa sulle merendine, a questa, ultima, vicenda antinazionale. Chi disprezza la lingua italiana non può rappresentare l’istruzione italiana. Auspichiamo, se confermata la notizia, le sue dimissioni: Fioramonti go home.” ha dichiarato il deputato capogruppo di FdI in commissione Cultura e responsabile Cultura del partito, Federico Mollicone.

Contattato dall’Adnkronos per un commento, il ministro Fioramonti ha preferito non replicare anche alle polemiche sollevate dal Giornale per una serie di post di alcuni fa contro la leader dei Fratelli d’Italia e altri esponenti del centrodestra. Dal Sudafrica dove insegnava all’Università di Pretoria osservava l’Italia e la politica e secondo il quotidiano milanese, sparava a zero su tutti. Da Silvio Berlusconi definito “l’imperatore della sfiga” durante il terremoto a L’Aquila, alla senatrice Daniela Santanchè bollata come “una demente bugiarda e venduta”. Tanto da aggiungere: “Se fossi una donna, le sputerei in faccia”. Non si salva nemmeno la polizia: “Sembra più un corpo di guardia del potere, invece che una forza al servizio dei cittadini”, scriveva il non ancora ministro.

Ma poi si è sfogato su Facebook: “Non pensavo che vivere molti anni all’estero lavorando duro potesse essere usato contro di me. Oggi non si attacca il mio lavoro, fatto di intese coi sindacati per garantire la didattica, ridurre il precariato, rilanciare l’edilizia scolastica e battersi per maggiori risorse in un settore bistrattato da decenni, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale). Essere oggetto di pressione mediatica fa parte del ruolo, e lo capisco. C’è però un limite da non valicare”.

“Giorni fa alcuni giornalisti sono andati a scuola di mio figlio chiedendo informazioni sui suoi voti, sul suo comportamento e sugli esami. Difendo e difenderò sempre il diritto alla libera informazione – aggiunge- accetto in silenzio tutte le critiche, in taluni casi anche molto dure, che mi vengono rivolte. A tutti può capitare di incorrere in errori, anche a me, come nel caso dei toni usati nelle affermazioni rilanciate dal tritacarne mediatico, pur vecchie di anni e fatte quando ero un semplice cittadino. Ma recarsi in una scuola elementare per mettere sotto le luci dei riflettori un bambino di 8 anni è un atto di violenza. Mio figlio ha sempre frequentato scuole internazionali perché è nato e cresciuto all’estero. Queste scuole sono le uniche che garantiscono continuità curricolare ai bambini che cambiano spesso paese di residenza”.

“Mio figlio, figlio di un italiano e di una donna tedesca, parla 4 lingue (tra cui l’italiano), ma al tempo dell’iscrizione aveva ancora difficoltà a scriverlo, ragion per cui – anche su suggerimento della scuola – abbiamo deciso di non registrarlo per l’esame facoltativo d’italiano”.

REP.IT

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