Palermo, fiumi di cocaina dall’Argentina in Sicilia. I corrieri arrivavano all’aeroporto di Parigi

“L’attenzione è al massimo livello – dice il questore di Palermo, Renato Cortese – la droga è il primo affare di Cosa nostra. Che va contrastato non solo nelle piazze di spaccio, come abbiamo fatto sabato con l’operazione del commissariato Centro nel mercato del Borgo Vecchio, ma anche bloccando i grandi traffici”. La sezione Narcotici della squadra mobile ha ricostruito i contorni di un affare milionario.

Spiega un investigatore: “In Argentina, un chilo di cocaina con un principio attivo dell’80 per cento, dunque di grande qualità, costa intorno ai 1.500 euro. Da quel chilo, tagliato chimicamente, se ne ne ricavano cinque, che sul mercato palermitano valgono non meno di 35 mila euro l’uno”. Ecco i numeri del business. “Una dose corrisponde generalmente a un quarto di grammo e costa tra 50 e 100 euro, così dai 1.500 euro di investimento iniziale si arriva a un guadagno che può variare tra i 200 mila e i 400 mila euro al chilo”.   

Ufficialmente, Cosa nostra è estranea, ma uno dei capi storici della tratta Argentina-Palermo, aperta all’inizio del 2000, è ritenuto parecchio vicino ai boss di Brancaccio. Si tratta di Salvatore Drago Ferrante, il re dei trafficanti palermitani, originario di Bagheria. Le famiglie mafiose gli affidavano quote di investimento, che lui faceva fruttare al meglio. Nel 2005, venne arrestato alla fermata “Bisceglie” della Metropolitana di Milano, gli affari li hanno portati avanti i suoi eredi. Con i vecchi contatti oltreoceano, e soprattutto lo stesso metodo: i boss del narcotraffico hanno continuato a reclutare gente in difficoltà economica, incensurati trasformati in provetti corrieri della droga. Alcuni di loro sono stati scoperti alla dogana.

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