Conte-sindacati, feeling totale. Pronte due leggi per dare più forza ai sindacati

Palazzo Wedekind, pochi metri da palazzo Chigi. Sono le dieci del mattino quando nella sede istituzionale dell’Inps viene siglata la convenzione che fissa le regole per pesare i sindacati nelle aziende. Ci sono i leader di Cgil, Cisl e Uil, il presidente di Confindustria, la ministra del Lavoro in quota 5 stelle Nunzia Catalfo, il numero uno dell’Istituto di previdenza e papà del reddito di cittadinanza Pasquale Tridico. Sorrisi, strette di mano, pacche sulla spalla. I sindacati aspettavano questo momento da otto anni. Il governo giallorosso è in carica da appena due settimane. Incrociando i tempi dell’attesa con quelli della decisione si capisce bene come l’operazione di appeasement, di riappacificazione dell’esecutivo giallorosso nei confronti delle parti sociali si basa su atti di peso (una legge) che danno più forza ai sindacati. E non è un caso unico, il che rafforza l’idea che questa operazione, funzionale alla ricerca del suo esercito da parte del premier Conte, è destinata a durare. Quantomeno fin quando servirà alle parti.

Il governo prova così a guadagnarsi il favore dei sindacati e delle associazioni delle imprese, strategico per allargare la base del consenso nel Paese. Le parti sociali, dal canto loro, incassano e possono portare ai propri referenti – lavoratori e imprese – segnali di vita e di riscossa. 

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