Rischio boom del petrolio dopo l’attacco in Arabia Saudita

Andrea Muratore

Un vero e proprio colpo da ko: questo rischia di essere l’attacco sferrato dai droni dei ribelli yemeniti Houthi a due importanti siti di produzione petrolifera dell’Arabia Saudita, la cui ripercussione rischia di essere uno sconvolgimento dei prezzi del mercato mondiale del greggio.

Dieci veicoli senza piloti hanno compiuto l’operazione. Sono stati colpiti due siti nell’Est: uno a Buqyaq, gestito da Saudi Aramco, capace di lavorare sette milioni di barili al giorno e un’altra raffineria a Khurais, gangli vitali dell’industria petrolifera del regno wahabita. Il Wall Street Journal scrive che l’azione rischia di dimezzare temporaneamente la produzione saudita di greggio, decisiva per gli equilibri dei mercati mondiali. Questo, secondo quanto dichiarato dall’economista e presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli all’Agi rischia di causare un’impennata dei prezzi del petrolio per una settimana o dieci giorni: il rischio è di ritrovarci lunedì “con un prezzo del petrolio sopra i 100 dollari e la benzina che passerebbe da 1,55 euro a 1,80 euro al litro”.

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