Renzi studia la scissione per rafforzare il governo

Pasquale Napolitano

La formula dovrebbe essere quella della scissione consensuale. Matteo Renzi rallenta ma non blocca l’operazione per sganciarsi dal Pd di Nicola Zingaretti.

La prospettiva è chiara: fondare un movimento liberal-popolare per occupare lo spazio al centro. L’idea originaria di annunciare alla decima edizione della Leopolda (dal 18 al 20 ottobre) la nascita di gruppi autonomi in Parlamento e di un contenitore politico nuovo sarà congelata. L’ex premier vuole attendere che l’esecutivo giallorosso superi il primo banco di prova: l’approvazione della finanziaria. E soprattutto capire quale direzione assuma la discussione sulla riforma del sistema elettorale.

Con un ritorno al proporzionale puro (nel Pd nascono i primi malumori) Renzi darebbe un’accelerata alla scissione. In caso contrario sarebbe costretto a rivedere i piani. L’operazione renziana punterebbe però a consolidare (e non a indebolire) l’esecutivo Conte. Portando a quattro le gambe della maggioranza. Renzi valuta pro e contro dell’operazione, senza forzare la mano. E soprattutto senza creare uno strappo con il Pd. Due giorni fa, il segretario dei dem, rispondendo a una domanda sul rischio Renzi faccia un gruppo parlamentare, dopo la Leopolda, ha esternato la preoccupazione: «L’unica cosa che non si capisce quali motivi possano esserci alla base di un fatto lacerante

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