Carabiniere ucciso, i 2 mila contatti del pusher con un collega di Cerciello

di Fiorenza Sarzanini

Carabiniere ucciso, i 2 mila contatti del pusher con un collega di Cerciello

Italo Pompei, il pusher del caso Cerciello, aveva un referente tra i carabinieri. È un appuntato con il quale risultano oltre 2.000 contatti in due anni. Lo hanno scoperto gli uomini del Nucleo investigativo dell’Arma nell’ambito dell’indagine su quanto accaduto nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorsi, prima dell’aggressione al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate dal diciannovenne Lee Finnegan Elder mentre era con l’amico Gabriel Natale Hjorth, anche lui accusato di omicidio. E adesso saranno loro a dover verificare la natura di questi rapporti, chiarire come mai fossero così assidui. Si trattava di un confidente?

È l’ultimo mistero in una vicenda che continua ad essere segnata da troppi punti oscuri. Anche perché gli atti messi a disposizione degli avvocati difensori svelano le diverse versioni fornite nel tempo da Andrea Varriale, il vicebrigadiere che ha gestito l’operazione e risulta l’unico testimone del delitto. Ma ha mentito su alcuni punti chiave, compresa la nazionalità degli aggressori.

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