Totoministri, il M5s a caccia di riconferme

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Roma, 3 settembre 2019 – Un problema in meno, i vicepremier. La mossa di Di Maio rende più facile (Rousseau permettendo) la composizione del governo giallorosso. L’ipotesi alla quale lavora il premier incaricato Conte, assieme alle delegazioni M5s, Pd e LeU, prevede 9 ministri a M5s, 7 al Pd (che pare orientato a 4 uomini e 3 donne), 2 a tecnici indipendenti e 1 a Leu. Come sottosegretari alla presidenza si fanno i nomi di Spadafora o Roberto Chieppa (M5s) e uno tra Andrea Orlando (favorito), Franceschini o Paola De Micheli (Pd). Gli indipendenti dovrebbero avere le delicatissime caselle di Economia e Interno.

Per l’economia il nome più gettonato è quello dell’ex direttore di Bankitalia Salvatore Rossi, ma molte chance le ha anche l’ex Fmi Carlo Cottarelli e il numero due della Banca Europea degli Investimenti Dario Scannapieco. In calo l’uscente Giovanni Tria e l’ex ragioniere generale dello Stato Daniele Franco. Per l’Interno leggermente favorita l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese sull’ex direttore del Dis Alessandro Pansa. Il M5s conserverebbe 9 ministri, 8 interni e un tecnico (Costa, all’Ambiente). Il leader politico Luigi Di Maio andrebbe agli Esteri, Alfonso Bonafede manterrebbe la Giustizia, alle Infrastrutture Danilo Toninelli farebbe spazio al capogruppo al Senato Patuanelli, alla Salute e ai Beni Culturali sarebbero confermate Giulia Grillo e Alberto Bonisoli, anche il ministero del Sud resterebbe al M5s (forse confermata Barbara Lezzi altrimenti Federico D’Incà) mentre Riccardo Fraccaro passerebbe dai Rapporti con il Parlamento alla Pubblica Amministrazione. L’indipendente di area M5s Costa resterebbe all’Ambiente. All’Istruzione lotta a due tra Lorenzo Fioramonti e Nicola Morra. E siamo a nove.

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