Salvini, un anno di tweet contro i boss. Ma i cacciatori di Messina Denaro aspettano ancora gli straordinari

di SALVO PALAZZOLO

A Corleone, il giorno dell’inaugurazione del nuovo commissariato – era il 25 aprile – il ministro dell’Interno Matteo Salvini annunciò: “La mafia non vince”. Ma, finita la cerimonia in pompa magna, c’erano già problemi per fare i turni dell’unica volante che controlla un territorio molto ampio e ancora difficile. “In questi mesi, la volante è anche saltata qualche volta per mancanza di personale”, racconta Luigi Lombardo, segretario provinciale del sindacato di polizia Siap. “E per coprire il servizio sono stati poi distolti uomini da indagini o altre attività”. Ma il ministro Salvini, che ieri ha tenuto la sua cerimonia di commiato al Viminale, ha continuato a fare i suoi tweet-proclama: “Lotta senza quartiere ai mafiosi”.

Però, a pensarci bene, in fondo non si sbagliava. Perché i poliziotti hanno lavorato senza sosta negli ultimi mesi per fermare la riorganizzazione della nuova Cosa nostra. Da Palermo a Trapani, da Agrigento a Catania. Però da più di un anno aspettano di essere pagati per quel lavoro così importante: al Viminale lo chiamano “straordinario eccedente”, quello che va oltre il tetto delle 55 ore mensili, ma nella difficile frontiera siciliana della lotta alla mafia è l’ordinarietà. Perché alla squadra mobile di Palermo si è lavorato giorno e notte, ad esempio, per seguire i padrini della vecchia guardia che erano tornati da New York dopo la morte di Riina. E si lavora senza orari per andare a caccia dell’ultimo grande latitante, Matteo Messina Denaro, il padrino di Castelvetrano condannato all’ergastolo per le bombe del 1993. Ma per il Viminale diretto da Matteo Salvini la lotta alla mafia si doveva fare in orario d’ufficio, perché in realtà, al di là dei tweet, non ci sono stati nuovi significativi investimenti.

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