SUMMIT DI BIARRITZ, LE TANTE PARTITE TRA TRUMP E L’EUROPA

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di   Franco Venturini

Quando l’anfitrione di un vertice occidentale come il G7 rinuncia al comunicato finale per evitare che i dissensi tra americani ed europei diventino troppo palesi, significa che il livello di allarme transatlantico è stato raggiunto e superato. Macron non ha certo dimenticato che lo scorso anno, in Canada, Donald Trump partì in anticipo e non firmò il documento. E deve essersi detto, il capo dell’Eliseo, che quest’anno a Biarritz gli auspici non erano migliori. Indignazione per gli incendi in Amazzonia? Ma dietro la questione del clima c’è un contrasto profondo tra Europa e Trump, non si può dimenticarlo. Preoccupazione in vista di un peggioramento della congiuntura economica? Certo, ma come tacere sulla guerra dei dazi che Trump conduce contro la Cina e che presto potrebbe investire anche la debole Europa. «Massima pressione» contro l’Iran mentre cresce il rischio di una guerra nel Golfo Persico? Ma gli europei non ne vogliono sapere, tengono vivo il dialogo con Teheran e ritengono che Trump abbia fatto malissimo a uscire dal trattato anti-nucleare sottoscritto nel 2015. Far tornare la Russia di Putin nel G7 ? Trump lo propone ma l’Europa è contraria, prima servono accordi sull’Ucraina e del resto il Cremlino ha snobbato l’offerta (o la provocazione) della Casa Bianca. La Brexit che si avvicina con Trump e Johnson uniti contro gli altri, la Libia dove Trump ha cambiato casacca diventando filo-Haftar e neutralizzando ulteriormente il non-ruolo dell’Italia e anche quello della Francia…

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