Una telefonata a Draghi ci allungherebbe la vita

Alessandro Sallusti

Sarà anche vero che oggi si apre ufficialmente la crisi di governo; sarà vero che Matteo Salvini è a un passo dallo schiantarsi contro il muro avendo scambiato – per qualche misterioso motivo – la maggioranza del consenso popolare con la maggioranza parlamentare; sarà vero che molto probabilmente non si andrà a votare perché legittimamente nessun partito vuole suicidarsi e fare resuscitare Salvini nelle urne; sarà anche vero tutto questo, ma perché rinunciare a pensare in grande, a trasformare una tragedia in un’opportunità, o – per dirla alla De Andrè – a ricordarsi che «dal letame può nascere un fior»?

Se, come pare, la legislatura continuerà con un altro governo ci sono diverse varianti più o meno da incubo ma tutte appaiono appiccicate con lo scotch. Anche perché non si capisce chi potrebbe essere il nuovo (o confermato, nel caso di Conte) leader. Senza un leader forte non c’è governo che tenga e un’ammucchiata di mezzi leader non farà mai un leader, così come nessuno dei pochi leader in circolazione è proponibile, per ovvi veti incrociati tra le forze che andranno a comporre questo eventuale nuovo governo-ammucchiata.

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