Salvini e Renzi, i due Mattei. Anzi uno solo: allo specchio

di Marco Damilano

Si affrontano, si insultano, si accusano. E poi si annusano, si sfiorano, come è avvenuto nel centro dell’aula di Palazzo Madama alle 18 del pomeriggio di martedì 13 agosto, nel corso della seduta più accaldata e surreale della storia del Senato repubblicano, tutti convocati per discutere del calendario, in un dibattito carico di parole come sedere e mojito, il lessico del nuovo potere. Matteo uno e Matteo due sono i protagonisti della Crisi, uno passa con la Ruspa sulla maggioranza gialloverde e sul governo per cui ha giurato come vice-premier e ministro dell’Interno, l’altro completa l’opera di rottamazione della dirigenza del vecchio Pd, più potente ora che non è più segretario di quanto fosse quando era lui il leader.

«Quando ho perso il referendum costituzionale, la notte del 4 dicembre 2016, tra i primi a telefonarmi ci fu il leader della Lega. Mi disse che mi rispettava e che sperava di tornare presto a incrociare le lame con me». Desiderio accolto. Nell’estate 2019 Matteo Salvini e Matteo Renzi hanno spazzato via quelli che considerano comprimari: Luigi Di Maio, ma anche Nicola Zingaretti. E tante altre cose. L’equilibrio istituzionale, il rispetto dei poteri, per quanto riguarda Salvini, l’artefice della crisi. La coerenza politica, per quello che interessa Renzi.

Venticinque anni fa Renzi era già sul palcoscenico che avrebbero calcato per tutta la vita. La strada verso la notorietà: la televisione, non la politica. Com’è noto, cominciò il suo cammino partecipando alla trasmissione la Ruota della fortuna di Mike Bongiorno su Canale 5. Nel febbraio 1994, nelle stesse settimane in cui Silvio Berlusconi scendeva nella competizione elettorale con il suo partito, Forza Italia, il diciannovenne Matteo magrissimo, con gli occhiali e il nome spillato sulla giacca, sceglieva le lettere con cui comporre il suo primo sogno di vittoria: «Vorrei comprare una vocale, la E di Empoli…». Conquistò quarantotto milioni in gettoni d’oro e la benedizione di Mike: «Sei un ragazzo bravo, simpatico…». Negli stessi mesi, l’altro Matteo, Salvini, aveva fatto lo stesso percorso, sulle reti berlusconiane. A “Doppio Slalom”, da adolescente, a “Il pranzo è servito” nel 1993, mentre la Lega di Umberto Bossi sventolava il cappio nell’aula di Montecitorio contro i politici corrotti.

«Voi politici siete maestri nel non farvi capire, nell’esprimervi con discorsi fumosi e inconcludenti», scrisse Renzi qualche mese dopo in un libro scritto con  il suo capo politico dell’epoca, il fiorentino Lapo Pistelli, in cui si firmava Jonas. «Un mio amico è andato alla “Ruota della fortuna”, da Mike Bongiorno, e la gente l’ha fermato per strada per un mese di fila». Vuoi mettere.

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