La crisi politica, più trappole che topi

di RAFFAELE MARMO

Diceva un vecchio adagio contadino che ci sono in giro più trappole che topi. E, forse, mai come oggi, la crisi politica dai mille aggettivi appare come un terreno accidentato e impervio sul quale ognuno dei protagonisti sta lasciando una quantità spropositata di tagliole, lacci, esche e reti. Per far cadere in buca e ingabbiare gli avversari ma anche gli “amici”.

Gli interessi del Paese, le emergenze economiche e sociali, le urgenze dell’autunno (l’Iva da sterilizzare, le mille ristrutturazioni d’impresa da affrontare) appaiono giorno dopo giorno come bandiere da sventolare a uso e consumo degli scopi strumentali del momento o addirittura dell’ora. A oggi sappiamo solo ciò che gli attori della scena politica non vogliono con annessi sospetti, mosse e contromosse. Lo stato maggiore grillino dal buen retiro del fondatore, a quanto pare, ha certificato la insanabile rottura con Matteo Salvini. C’è da attendersi, dunque, che domani il premier Giuseppe Conte si dimetterà. E che la sgangherata e maldestra marcia indietro del leader del Carroccio non possa sortire alcun effetto.

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