Conte si riscopre di sinistra per restare a Palazzo Chigi

Laura Cesaretti

Il garrulo Conte prepara la più impegnativa giravolta di una pur densa carriera, e spera ardentemente di atterrare ancora in piedi.

O, per meglio dire, di atterrare ancora seduto, sullo scranno di Palazzo Chigi. Se proprio dovesse andar male, almeno su uno scranno di qualche tipo.

Domani pomeriggio, nell’aula del Senato, il premier per caso scelto dalla Casaleggio, alias Giuseppe Conte, pronuncerà quella che fa annunciare come una solenne «requisitoria» contro Matteo Salvini. «Con Matteo è ormai una storia finita – fa sapere dolente come una fidanzata tradita – La fiducia non c’è più». La passione neppure.

Poi, e si immagina con quanta pena in cuore, salirà al Colle per rimettere il proprio mandato, evitando di farsi sfiduciare. Nella ardente speranza che il mandato gli venga restituito. Non si accontenterebbe di un posto da ministro o da Commissario europeo, avverte. Meglio allora restare «in riserva della Repubblica»: magari nella pazza lotteria italiana può uscire un biglietto vincente per il Quirinale, nel 2022. Però – meglio un uovo oggi che una gallina domani – per un «uomo di sinistra» come lui l’idea di presiedere un governo con il Pd sarebbe il coronamento di un sogno. Ha già il programma in testa, confidano i suoi: tanta «green economy», rapporti idilliaci con l’Europa («Dopo tutto sono stato io a schierare l’Italia a favore della von der Leyen», si compiace), tanti «diritti civili e sociali».

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