Disfatte e giochetti: l’ora della crisi per il governo Lega-5 Stelle

di Antonio Polito

I resti di quello che fu uno di più potenti eserciti della storia parlamentare italiana risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. Se poi la valle in questione è la Val di Susa, si può apprezzare fino in fondo la portata della disfatta subita ieri sulla Tav dai Cinquestelle in Senato, che ne suggella l’anno orribile, delegittima il governo Conte rivelandolo un esecutivo senza maggioranza sulle cose che contano (infrastrutture, autonomie, giustizia e tasse), e mette definitivamente fine alla bizzarra illusione che in politica si possano unire gli opposti in nome del «cambiamento», e governare con un «contratto» l’ottava potenza industriale del mondo. Se tutto questo avrà il suo sbocco naturale, la crisi, oppure se si chiamerà verifica o rimpasto, e quando questo accadrà, dipende dalle manovre dei partiti e dalle convenienze dei leader. Anzi, dalle convenienze di un solo leader, l’uomo che in poco più di un anno ha prima distrutto e poi umiliato la forza di maggioranza relativa uscita vincitrice dalle elezioni, e ormai gioca con lei come il gatto con il topo. Ma la crisi è già virtuale, nel senso inglese del termine: è cioè praticamente in corso.

Si vedono infatti cose che noi umani abituati alla democrazia parlamentare non avevamo mai visto. Ieri al Senato il governo ha espresso due pareri diversi sulle mozioni in votazione, uno per bocca di un sottosegretario leghista e l’altro di un sottosegretariato pentastellato. Ieri al Senato uno dei due partiti di governo, la Lega, ha votato tutte le mozioni dei partiti di opposizione, ma ha votato contro quella del suo «alleato». Ieri al Senato ministri leghisti e ministri grillini sedevano asserragliati ai due lati opposti del banco del governo, dandosi quasi le spalle, come in una parodia di West Side Story, come i Capuleti e i Montecchi. Perfino le buone maniere sono saltate. Soprattutto, ieri al Senato il maggior gruppo che sostiene il governo ha votato contro una decisione del presidente del Consiglio, che aveva già annunciato il sì alla Tav.

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