Tutti a curarsi al Nord, esodo da 5 miliardi

di ANTONIO TROISE

Roma- Li chiamano i “viaggi della speranza” e avvengono tutti su un’unica direttrice, da Sud a Nord. Nel 2019 ne sono stati 319mila, una cifra impressionante. Dietro questi numeri c’è una sanità che nel Mezzogiorno continua a essere “malata”, nonostante qualche punta di eccellenza. Troppo poco per fermare un esodo massiccio di pazienti fra le due aree del Paese. Non è solo un fenomeno sociale. La grande migrazione sanitaria, infatti, sposta non solo le barelle ma anche miliardi di euro. Un conto salato che, di fatto, rende più ricchi i bilanci delle imprese sanitarie del Nord e impoverisce ancora di più le casse di quelle del Sud, che ormai da anni non se la passano bene, fra commissariamenti e bilanci in profondo rosso.

Secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe di Bologna, dedicato ai crediti, ai debiti e ai saldi delle mobilità sanitaria, ogni anno 4,6 miliardi di euro prendono la strada del Settentrione. E l’88% del saldo attivo confluisce verso tre Regioni, quelle cioè che hanno le più evidenti capacità attrattive: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Quelle che presentano standard di qualità più elevate e, non a caso, che sono fra le apripista delle richieste di maggiore autonomia.

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