Il ‘muro’ anti-stranieri di Macron. Così caccia i migranti in Italia

Giuseppe De Lorenzo

La stazione di Ventimiglia è la casa di molti migranti. Mangiano e dormono per strada o sui sassi tra le rotaie.

Gli occhi fissi sui tabelloni dei treni diretti oltr’Alpe. La direzione è solo una: la Francia.

Sono a centinaia gli immigrati che, ogni giorno, arrivati dalla rotta del Mediterraneo o da quella balcanica marciano compatti fino a Ventimiglia, per provare a valicare il confine e dirigersi dall’altra parte d’Europa. Non è facile. Superare la prima stazione “straniera” e proseguire per la terra promessa è ormai diventata un’impresa. Non appena il treno si ferma, a Mentone, la polizia francese sale a bordo a caccia di migranti sospetti. Inizia a cercare chi, su quel treno, non ci può stare. L’obiettivo dei gendarmi sono sempre loro, gli immigrati senza passaporto. In base “ai tratti somatici” gli agenti iniziano a fare il controllo dei documenti, poi li trascinano sulla banchina e il loro viaggio termina lì. Loro lo sanno. Sanno che, una volta beccati, verranno rispediti subito in Italia. La Francia in un solo anno ne ha mandati indietro 18.125. Quasi tutti provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Guinea e Algeria. Numeri che si sommano ai migranti espulsi per via del Trattato di Dublino e riaccompagnati a Bardonecchia e in aereo da Germania, Austria e Olanda.

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