In Europa è scattato il piano per isolare l’Italia

. Il primo “collega” dell’Italia in questa conventio ad excludendum è il Regno Unito di Theresa May, che però parte da una condizione decisamente diversa: la Brexit. Il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Unione europea e la netta vittoria del Brexit Party alle elezioni per il parlamento di Strasburgo ha confermato la volontà britannica. Se a questo si aggiunge il difficilissimo negoziato con Bruxelles e la debolezza del governo, si comprende perché Londra non faccia parte di chi deciderà le sorti dell’Unione europea. A Roma e Londra, si aggiunge Varsavia, che però dalla sua ha il fatto che è meno importante nelle logiche europee e soprattutto fa parte del Gruppo Visegrad, che con Orban nel Ppe marcia abbastanza compatto nell’essere un nuovo polo europeo. L’esclusione dell’Italia non può non avere influssi negativi. Perché in queste ore si decide la composizione della maggioranza del Parlamento europeo e il futuro assetto della Commissione che rappresenterà il governo dell’Unione europea. Avere un commissario più potente rispetto a un altro sottintende avere un alleato potente al vertice di Bruxelles ed è per questo che gli industriali chiedono che Palazzo Chigi si batta per avere un commissario economico pur avendo contro tutti i Paesi del Nord Europa. Intanto, quello che è certo, è che non ci sarà un italiano alla guida della Commissione europea. Per adesso i nomi sono tutti “tedeschi” o legati all’asse tra Francia e Germania oppure a Paesi che vogliono scavalcare l’Italia nella gerarchia politica europea. Come riporta Dagospia, attualmente pare abbia preso molto corpo l’ipotesi di Margrethe Vestager, attuale commissaria europea alla Concorrenza. Il nome circola da tempo e potrebbe rappresentare la fusione fra la volontà del blocco liberale di Macron (decisivo nella futura maggioranza del Parlamento) e la strategia della Merkel, che avrebbe una persona comunque affidabile (per Berlino) a capo della Commissione potrebbe chiedere in cambio le poltrone che contano: Jens Weidmann per la Banca centrale europea e Manfred Weber, Spitzenkandidat del Ppe, per la presidenza del Consiglio europeo. Ma per Palazzo Chigi potrebbero esserci altri problemi, perché se Bce, Commissione e Consiglio sembrano già avere i posti occupati, perderemmo anche il presidente del Parlamento europeo. Con la fine della presidenza Tajani, si sono già alzati in volo quelli che vogliono mettere un proprio uomo alla guida di Strasburgo, e non casualmente è spuntato ilo nome di uno spagnolo, visto che Madrid sta facendo di tutto per scalzare Roma dal podio europeo dopo Berlino e Parigi. Un primo indizio di questa strategia c’è stato ieri sera: una cena a Bruxelles per trattare sui prossimi vertici europei. E già da questo incontro si possono capire tante cose. Una cena a sei in cui i commensali piccano: il primo ministro belga Charles Michel – padrone di casa-, l’olandese Mark Rutte, lo spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa, il premier croato Andrej Plenkovic e quello lettone Krisjanis Karins. Tutti rappresentano i tre partiti europei che potrebbero rappresentare la futura maggioranza, Verdi esclusi. E manca sicuramente un Paese: l’Italia.

IL GIORNALE

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