Segnali di risvegli a sinistra in Europa

Spagna: entrambi hanno evitato lo scontro elettorale sui migranti

di Paolo Mieli

Qualcosa comincia a muoversi nella sinistra europea. Si avvertono timidi ma ben percettibili segnali di risveglio. Davvero sorprendente, ad esempio, che la quarantunenne socialdemocratica Mette Frederiksen abbia vinto alle elezioni politiche in Danimarca. Meno di due settimane fa, alle europee, la sinistra era stata battuta dal fronte liberal conservatore di Lars Løkke Rasmussen apparentemente saldo alla guida del Paese. Ma ancor più sorprendente è stato il crollo degli antieuropeisti del Partito popolare di Kristian Thulesen Dahl che appoggiavano il governo Rasmussen, scesi dal 21,1 all’8,8 per cento. Cosa è che ha reso più competitivi i socialisti della Frederiksen di quelli del resto d’Europa quasi ovunque maltrattati dalle urne? Quasi certamente l’aver unito una battaglia per il rilancio del welfare ad una politica legalitaria nei confronti dei migranti. Legalitaria non sta per xenofoba, anzi: Mette Frederiksen, pur appoggiando alcune iniziative del governo Rasmussen, non ha mai avuto cedimenti in quanto a difesa dei diritti degli immigrati. Ma nel corso della campagna elettorale si è impegnata in un dialogo costruttivo su questi temi sia con Rasmussen che con Thulesen Dahl, rinunciando alla tentazione di additare i due suoi rivali come «fascisti». La Danimarca ha una tradizione resistenziale molto sentita.

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