Rissa Salvini-Di Maio, poi lo stralcio parziale del Salva-Roma. «I debiti restano a Raggi», «È il primo passo»
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di Enrico Marro
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ROMA — Un consiglio dei ministri cominciato in forte ritardo, ieri sera, e finito verso mezzanotte e un quarto, dopo che per l’intera giornata Movimento 5 Stelle e Lega hanno litigato su tutto. Dal decreto legge «crescita» alle celebrazioni del 25 Aprile alle inchieste che coinvolgono da un lato il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri (Lega) e dall’altro la sindaca di Roma, Virginia Raggi (5 Stelle). Una riunione di governo cominciata, verso le 20 (invece che alle 18), senza la gran parte dei ministri grillini, a cominciare dal vicepremier Luigi Di Maio. Tutti presenti, invece, i ministri leghisti, capitanati dall’altro vicepremier, Matteo Salvini. Più battagliero che mai, in particolare sulle cosiddette norme «Salva Roma» infilate dai 5 Stelle nel «decreto Crescita» e contestate dal Carroccio.
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