Flat tax e il fantasma della classe media

Arriva nell’agenda di governo una attrice protagonista da anni sulla bocca di tutti: la classe media. E non appena arriva dà una scossa al governo: Salvini e Di Maio prima litigano fra di loro e poi entrambi si scontrano con Tria. Dopo aver privilegiato i più poveri e i disoccupati (col Reddito di Cittadinanza), i pensionandi beffati dalla Fornero (con Quota 100) e le piccole partite Iva (con un assaggino di flat tax), ecco che nell’esecutivo si accapigliano su come aiutare il ceto medio, astrazione teorico-sociologica che in questi anni è stata assiduamente associata alla sconfitta delle economie occidentali su scala globale ma soprattutto alla ascesa e presa di potere delle forze populiste e sovraniste. Fin qui poco male, anzi. Ogni governo, di destra o di sinistra, di popolo o di élite che sia, dovrebbe occuparsi di come rialzare le sorti di quella che una volta era definita la spina dorsale e al tempo stesso il collante sociale dell’Italia, ovvero della terza potenza economica europea. Il problema è che, come spesso capita ai due dioscuri dell’esecutivo, le soluzioni proposte sono tanto semplicistiche quanto inattuabili, tanto confezionate per una propaganda prêt-à-porter – non a caso fra un mese e mezzo ci sono le elezioni europee – quanto piene di contraddizioni. E come sa bene il ministro del Tesoro – a maggior ragione dopo il Consiglio dei ministri di stasera – si tratta di soluzioni strombazzate ai quattro venti senza mai considerare la tenuta dei conti pubblici.

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