Protesta anti-rom a Casal Bruciato: “Raggi assegni l’alloggio agli italiani”

Elena Barlozzari

Tra i palazzoni grigi di Casal Bruciato sventolano i tricolori. Li hanno portati i residenti per rivendicare un’appartenenza ed un diritto: quello alla casa. Mentre Noemi, la giovane mamma che ha occupato l’alloggio popolare di via Facchinetti, assegnato dal Comune di Roma ad una famiglia rom, si prepara a trascorrere la sua prima notte in tenda.

A casa di sua nonna, appena 30 metri quadri da dividere in otto, non vuole tornare. Dice che lo fa per il suo figlio che ha sei mesi ed è nato in una città che non concede riscatto. “I diritti qui te li devi conquistare, ed io non mollo”, ci aveva confidato a denti stretti questa mattina. Lei e la sua famiglia adesso posso contare su cento mamme e sul sostegno di un intero quartiere.

Tutto è cominciato il giorno prima, con l’assegnazione di uno degli alloggi dell’immobile ad una famiglia rom. Tanto è bastato per trasformare il quartiere in una nuova Torre Maura. “Quando gli inquilini si sono accorti dell’arrivo dei rom – spiega Stefania – si sono spaventati ed hanno reagito”. Una reazione spontanea, di pancia, che si è tradotta in una barricata di cassonetti ed ha avuto l’effetto desiderato: i nomadi hanno rinunciato all’appartamento. Nel giro di qualche ora al loro posto è subentrata Noemi che, per poco, ha potuto assaporare il sogno di una casa tutta sua. Ha desistito quando sono arrivate le forze dell’ordine: “Temevo che potessero togliermi il bambino”, dice.

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