Istat, pressione fiscale salita al 48,8% nel quarto trimestre 2018

Giovanna Pavesi

Una pressione fiscale pari al 48,8% e in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A rilevarlo sono i dati Istat, analizzati nel quarto trimestre. In questa fase, l’indebitamento netto delle amminsitrazioni pubbliche (Ap), in rapporto al Prodotto interno lordo, è stato pari al 2,01% (1,9% nello stesso trimestre del 2017). E il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è diminuito dell 0,2% rispetto al trimestre precedente. Nel 2018, quindi, la pressione fiscale si è attestata al 42,1% del Pil, in riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto ai 42,2 del 2017.

La situazione dei consumi

Quindi, a fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi dello 0,3%, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,5% e la loro propensione al risparmio è stata pari al 7,6%. La flessione è derivata, secondo l’istituto di statistica, da una crescita della spesa per consumi finali, +0,5%, e della flessione del reddito disponibile lordo, -0,2%. Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre del 2018 è stato pari al 6,0%, invariato rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento degli investimenti fissi lordi dello 0,6%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha subito nel quarto trimestre una nuova diminuzione, riportandosi sostanzialmente sul livello registrato all’inizio dell’anno. Le famiglie hanno, però, mantenuto una dinamica espansiva dei consumi, alimentata da una nuova diminuzione della propensione al risparmio, scesa a un livello vicino al minimo registrato un anno e mezzo prima. “Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha subito nel quarto trimestre una nuova diminuzione, riportandosi sostanzialmente sul livello registrato all’inizio dell’anno”, ha commentato l’istituto di statistica, segnalando che “le famiglie hanno tuttavia manenuto una dinamica espansiva dei consumi, alimentata da una nuova diminuzione della propensione al risparmio, scesa a un livello vicino al minimo registrato un anno e mezzo prima”, ha commentato l’Istat.

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