Gli indispensabili

Alessandro Sallusti

Silvio Berlusconi ha celebrato ieri i 25 anni dalla fulminea vittoria alle elezioni Politiche del marzo ’94 e aperto la campagna elettorale per le Europee di maggio.

«Siamo stati, siamo e saremo indispensabili» è il motto con cui il Cavaliere ha arringato i suoi a Roma. Berlusconi si riferiva al suo partito, e gli faccio i migliori auguri che così sia, ma quell’aggettivo «indispensabile» può essere letto in modo più ampio. Chiunque governi o si candidi a governare questo strano Paese deve infatti sapere che – senza quella parte di Italia che Forza Italia ha politicamente e culturalmente rappresentato negli ultimi 25 anni – è destinato a fallire. «Indispensabili» sono i milioni di italiani che magari non si entusiasmano per il raduno dei cattolici sulla famiglia, ma vogliono continuare a essere mamma e papà (non Genitore 1 e Genitore 2) e che certo non sfileranno mai in quelle pagliacciate che sono i gay pride o i raduni pro trans; «indispensabile» è chi pretende una rigorosa politica dell’immigrazione senza rinunciare alla solidarietà e alla lotta contro ogni tipo di razzismo; «indispensabile» è chi chiede meno Stato e meno assistenzialismo perché solo così si può crescere tutti e aiutare chi resta indietro; «indispensabile» è chi pretende un sistema bancario migliore, non chi vuole distruggerlo; «indispensabile» è chi vuole più cantieri non chi odia il progresso; chi l’Europa vuole cambiarla, non abbandonarla.

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