Tor di Valle: famo sto carcere

Secondo questa impostazione, Parnasi e i suoi accoliti erano una banda che operava in modo indipedente e senza mandati da chicchessia. In un contesto di politici, manager e finanziatori dediti esclusivamente al bene dei colori giallorossi, il capobanda Parnasi distribuiva soldi ad angolo giro fra fondazioni democrat e leghiste, tra esponenti forzisti e avvocati scesi apposta da Genova con bolla papale di Grillo, come Luca Lanzalone.

Parnasi faceva così per un puro automatismo ereditato dal suo Dna palazzinaro.

I gradi di separazione hanno consentito di isolare, sotto il profilo giudiziario, gli imbrogli di Parnasi da un’opera nobile e doverosa.

Nel frattempo, si sono perse per strada le decine di milioni di euro che i privati dovevano versare per la realizzazione di opere stradali e ferroviarie ossia di quelle infrastrutture che avrebbero dato al progetto la corona della pubblica utilità.

Il risparmio non era poi dispiaciuto ai privati che contavano, nel giro di qualche settimana, di ottenere la delibera di giunta che avrebbe appunto sancito la pubblica utilità dell’impianto di Tor di Valle e delle sue cubature aggiuntive.

Adesso la delibera torna in alto mare, proprio mentre Pallotta si accingeva a rilevare i terreni di Tor di Valle da Eurnova con una qualche forzatura delle norme di diritto fallimentare che avrebbero imposto la revocatoria.

Inoltre “Congiunzione astrale” pone un problema alla Procura. È possibile che tutto questo sia accaduto, e che sia continuato ad accadere fino a pochi giorni fa con Parnasi tagliato fuori da mesi agli arresti, senza una corresponsabilità quanto meno oggettiva degli attori principali?

Certo, è possibile. È possibile come l’onestà con marchio M5S. Ma non è molto probabile.

L’ESPRESSO

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