Tajani indecente su Mussolini. Se questo è un moderato

Parafrasando Primo Levi: se questo è un moderato. E parafrasandolo ancora: se questo può essere il presidente del Parlamento europeo. Perché le parole di Antonio Tajani sono, semplicemente, sconcertanti. Ascoltatele: “Mussolini non era un campione della democrazia”. E ancora: “Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare le infrastrutture e le bonifiche”.

È la vecchia vulgata dell’Italia qualunquista e nostalgica, dei treni che arrivavano in orario, del “si stava meglio quando si stava peggio”, l’antica suggestione che, se ci fosse stato “lui” ci sarebbe stato più ordine e meno casino. Il culto dell’uomo forte come risposta all’insofferenza collettiva verso le regole della civile convivenza. Diciamolo subito, perché in questi casi, ci vuole una certa schiettezza. O Tajani è un ignorante (e non sa), oppure sa e con le parole accarezza le viscere reazionarie di un paese in cui la fragilità dello Stato e delle istituzioni poggiano anche un impoverimento del tessuto valoriale comune, che si alimenta di verità e consapevolezza.

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