Il reddito di cittadinanza vale come un part-time al 60%

MILANO – Il Reddito di cittadinanza paga quanto incassa un dipendente part-time intorno al 60% dell’orario. Il beneficio simbolo del M5s è diventato operativo in settimana con il via alle domande da parte dei potenziali beneficiari. Molto si è dibattutto, e ancora si dibatte, del rischio che disincentivi dalla ricerca di lavoro o addirittura incoraggi l’abbandono da parte dei redditi più bassi.

Ecco perché diventa interessante analizzare il rapporto tra Rdc e reddito da lavoro dipendente, per verificare quanto i due si possano “sostituire”. Verifica ancor più pertinente se si considera che lo stesso decretone, modificato al Senato, ha fissato una soglia al di sopra della quale l’accettazione del lavoro diventa obbligatoria: 858 euro, il 10% in più del livello massimo di sussidio previsto (780 euro per un single a reddito zero in affitto).

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A guidare nell’esercizio sono i dati dell’Osservatorio Jobpricing, che ha messo a confronto il RdC (nella sua versione massima a 780 euro, che equivale a un lordo ipotetico di 10.835 euro annui) con le retribuzioni minime previste dai contratti collettivi di lavoro maggiormente rappresentativi per numero di occupati. L’analisi, spiega Federico Ferri, “dice che il reddito di cittadinanza equivarrebbe a un salario dal lavoro dipendente al livello minimo per un part-time che, a seconda del contratto collettivo, andrebbe dal 58% al 63%”.

REP.IT

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