Dopo il PdR non c’è il PdZ ma il Pd

In particolare, della sconfitta subita al referendum costituzionale. Un referendum che Matteo Renzi aveva orientato su se stesso. Pensando, in questo modo, di personalizzare e sfruttare il largo consenso rilevato – dai sondaggi – sulle riforme istituzionali.  Con l’effetto simmetrico e contrario di determinare il fallimento del referendum. Per questo, è probabile che Zingaretti, ora, proponga una strada diversa. Coerente con la tradizione del Pd e dei partiti che lo hanno fondato. I partiti di massa. Della Prima e della Seconda Repubblica.



Un Pd aperto alla società, attento ai valori e ai modelli della Sinistra e del cattolicesimo democratico. Un percorso anticipato e delineato dalla manifestazione anti-razzista, che si è svolta a Milano. Un percorso ”politico”, dunque. Lontano dai modelli “anti-politici” interpretato, oggi, dai soggetti di governo.  In particolare, dal M5s. Un “anti-partito”, un “non-partito”. Per auto-definizione. Così, è probabile che il PD di Zingaretti cerchi di rafforzare il rapporto con il territorio e con la società. Con la propria base di simpatizzanti e di militanti. Com’è avvenuto attraverso le Primarie. Che sono più di un metodo di selezione della leadership. Perché rispondono alla domanda di partecipazione e di coinvolgimento diffusa in una parte della società, non rassegnata al clima (anti)politico del tempo. Pervaso dalla “paura dell’altro”. E dalla sfiducia verso le istituzioni.

In fondo, il “popolo delle Primarie” – come ha mostrato l’indagine di “Candidate & Leader Selection” presentata su Repubblica nei giorni scorsi  – esprime un orientamento chiaramente di Sinistra.  Si dichiara europeista, favorevole all’accoglienza degli immigrati e all’apertura delle frontiere”.

Così è probabile che Zingaretti sviluppi questa visione. Che, ormai da anni, è stata oscurata non solo dagli “imprenditori politici della paura”, ma anche dagli altri attori politici. Che, per non essere spinti ai margini, hanno riprodotto i medesimi discorsi e i medesimi messaggi della retorica “giallo-verde”. O meglio: “verde-gialla”. Senza riuscire credibili. Perché gli imitatori non possono competere con gli originali. Impossibile inseguire Salvini sul suo terreno. Non c’è partita. Per questo l’unica speranza per Zingaretti, e per il Pd, è perseguire e proseguire un discorso alternativo. Radicato su valori e messaggi che oggi appaiono fuori moda. Im-popolari e im-populisti. Ma che incontrano ancora attenzione e interesse. E suscitano perfino passione. Un’impresa difficile. Ma è l’unica strada possibile, per Zingaretti. Andare oltre il PdR, non per costruire il PdZ. Ma per ri-fondare il Pd.

REP.IT

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