Guaidó sfida Maduro e torna in Venezuela: “Lottiamo in piazza”

Parlando a una massa che lo aspettava da giorni, il capo dell’opposizione ha insistito su tre punti: nuovo appello all’esercito affinché abbandoni il regime di Maduro (700 le diserzioni nell’ultima settimana); insistere con gli aiuti umanitari che dieci giorni fa il governo ha bloccato alle frontiere e una mobilitazione permanente di piazza, con un primo appuntamento per sabato prossimo. Dalle opzioni degli oppositori sembra scomparsa quella militare, una strada che quasi nessun partner straniero è disposto a seguire.

La giornata del grande rientro inizia ancor prima di atterrare, con un comizio improvvisato sull’aereo partito da Panama. Juan Guaidó si fa prestare il microfono da una hostess e arringa i passeggeri: «Sì, si può». Poi una volta arrivato all’aeroporto Bolívar di Maiquetía , passa senza problemi (con le telecamere puntate) i controlli alla frontiera, cosa non scontata visto le recenti minacce di Nicolas Maduro «non poteva lasciare il Paese, quando torna verrà processato». Ma la polizia di confine non lo ferma, anzi: «Sono stati molto cortesi e affabili, mi hanno detto “bentornato presidente”», racconta lui, affrontando i microfoni ancora dentro al terminal. Lo sbarco è stato carico di tensione, ma nonostante le misure di sicurezza, nessuno tra i funzionari dello scalo fa nulla per fermare il grande rientro. La protezione internazionale si è manifestata subito: gli ambasciatori degli Stati Uniti e di numerosi Stati dell’America Latina e di molti Paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Olanda, Romania, e Portogallo) lo hanno atteso all’aeroporto.

Inizia così la giornata, a suo modo trionfale, che finisce in una piazza di Caracas piena di gente: «Presto metteremo fine all’usurpazione». La manifestazione a Caracas non è stata l’unica: concentrazioni in appoggio di Guaidó si sono svolte in tutto il Venezuela: a Barcelona, capitale dello Stato di Anzoategui, Valencia, (Carabobo), Maracaibo, (Zulia), San Cristobal (Tachira) e altre città del paese. «Non saranno le minacce e le persecuzioni che ci fermeranno, siamo più forti che mai, e il nostro sguardo si volge verso il futuro». Maduro osserva, ma il silenzio non durerà molto.

LA STAMPA

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