Primarie Pd, il popolo della sinistra si carica sulle spalle il partito

C’è un popolo che è andato a votare in massa ai gazebo del Pd, oltre ogni previsione e aspettativa. E non è cosa di poco conto. E c’è un nuovo segretario, Nicola Zingaretti, nel pieno delle sue funzioni, non condizionato dal gioco delle correnti, legittimato da una larga investitura, forte, col suo 65 per cento, di una maggioranza assoluta nel partito che consentirà di aprire una “nuova stagione”. E neanche questa è cosa di poco conto, in un partito finora paralizzato dal gioco delle correnti, dalle ossessioni politiciste, da una iperuranica lontananza rispetto al paese reale.

Parliamoci chiaro. Questa domenica, una bella domenica di democrazia, dice che il popolo, come spesso accade, è più avanti di chi lo dirige, o lo ha diretto finora. O non lo ha diretto, paralizzato da un lutto non elaborato, chiuso nel fortino di certezze crollate. È sbagliato leggere questo risultato come consenso al Pd, e alle sue poco entusiasmanti primarie, e leggerlo solo in chiave interna, con le lenti degli equilibri di potere, perché il senso politico di ciò che è accaduto è che una moltitudine di anime democratiche alla ricerca di un corpo ha chiesto una sinistra capace di corrispondere a un gigantesco bisogno di alternativa, dopo un anno di governo gialloverde. Aprendosi, rinnovandosi, cambiando non solo la “comunicazione”, ma la politica. Anzi, ricominciando a fare politica, con umiltà e senso di realtà.

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