Foibe, il ricordo che divide

È di questi giorni la polemica innescata a destra – da Fratelli d’Italia a Casa Pound, proprio gli eredi di quel fascismo che con la sua politica di aggressione e nazionalizzazione è uno dei protagonisti del dramma – contro alcuni convegni, da Parma a Trieste, definiti «negazionisti». È stata diffusa una dichiarazione di Matteo Salvini che chiedeva di rivedere i contributi alle associazioni, «come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra». Il clima si è surriscaldato all’insegna, come ormai accade puntualmente, della competizione politica. Nel mirino gli storici, che col procedere della ricerca hanno puntualizzato ad esempio le cifre del massacro di italiani, indagato sui silenzi del Pci e di Togliatti e anche su quelli imbarazzati dei governi post bellici.

Le foibe rimangono uno spaventoso episodio di pulizia etnica – a lungo rimosso -, qualunque ne sia la portata «numerica». Farne oggetto di propaganda è un insulto alla memoria delle vittime. Ne discutono in questa pagina due storici, al di là delle polemiche contingenti.

LA STAMPA

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