Trump tende la mano ai democratici ma conferma il muro con il Messico

paolo mastrolilli inviato a washington

«Dobbiamo rigettare la politica della vendetta, della resistenza, della rappresaglia, e abbracciare le potenzialità senza limiti della cooperazione, il compromesso e il bene comune». A parole, il presidente Trump ha scelto i toni della mano tesa, nel discorso sullo stato dell’Unione tenuto ieri sera a Capitol Hill, forse anche cercando di cambiare il tono in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Nella sostanza, però, ha confermato i suoi obiettivi politici di sempre, a cominciare dal muro lungo il confine col Messico per fermare gli immigrati illegali, senza fare offerte concrete di collaborazione ai suoi avversari democratici.

Temi condivisi

Il capo della Casa Bianca ha dedicato la prima metà del discorso a rivendicare i suoi successi, a partire dalle buone condizioni dell’economia e dell’occupazione. Ha cercato anche il terreno comune su questioni come l’obiettivo di eliminare il contagio dell’Aids entro il 2030; finanziare la ricerca sul cancro in particolare per i bambini, chiamando sugli spalti una bambina di 10 anni sopravvissuta ad un tumore al cervello; ricostruire le infrastrutture; ridurre i prezzi delle medicine; riformare la giustizia. Ha invitato l’ex astronauta Buzz Aldrin per enfatizzare il sogno di tornare a conquistare lo spazio, e un reduce della Seconda guerra mondiale che aveva liberato il campo di Dachau per condannare il ritorno dell’antisemitismo. Ha riconosciuto i progressi compiuti dalle donne, rappresentate in Congresso come mai prima, per strappare l’applauso ai democratici.

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