Europa in rosso con il caos Brexit, Piazza Affari maglia nera

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Le incertezze sulla tenuta del governo di Theresa May dopo l’accordo preliminare sulla Brexit e lo scontro Roma-Bruxelles sulla manovra economica italiana hanno pesato sui listini azionari europei (quil’andamento degli indici). Maglia nera di giornata è stata Piazza Affari, che ha perso lo 0,9% sul FTSE MIB: le vendite hanno colpito in primo luogo Prysmian (-5,12%), Moncler (-3,49%) e Buzzi Unicem (-3,41%). Positive invece Tenaris (+1,22%) e Pirelli & C (+1,27%), mentre hanno chiuso in contrastate le banche, con lo spread BTp-Bund a quota 314 punti base. Effetto trimestrali su Ima, in rialzo del 4,3%, e Mondo Tv, sprofondata del 20,4%.

All’indomani del via libera del Governo inglese all’intesa per l’uscita dalla Ue, che sarà sottoposta tra dieci giorni al Consiglio europeo ed entro fine anno al Parlamento inglese, le prime dimissioni arrivate da Londra (quelle del ministro della Brexit Raab e quelle del Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord) aumentano la turbolenza della sterlina (che scivola di un punto percentuale e torna ai minimi da due settimane) e contribuiscono a un atteggiamento cauto degli operatori. A Milano attenzione sulle trimestrali ma anche al caso Italia con la richiesta di Austria e Olanda di avviare la procedura di infrazione nei confronti di Roma per disavanzo eccessivo.

A Wall Street, intanto, i listini sono penalizzati dal calo del settore tech, a partire da Amazon e Facebook, che stanno vanificando l’effetto delle trimestrali superiori alle attese di Walmart e Cisco. Gli investitori valutano una serie di dati macroeconomici in chiaroscuro e, a livello internazionale, le preoccupazioni per le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, a cui si aggiungono quelle per la situazione caotica nel Regno Unito per la Brexit. Gli operatori del settore restano inoltre naturalmente vigili sulla situazione del petrolio, dopo il crollo dei prezzi delle ultime settimane.

Netta correzione sterlina dopo dimissioni ministri Brexit e Irlanda Nord
Dopo un buon avvio anche Londra è tornata piatta (bene le società di preziosi e minerarie, giù real estate, banche e retailer) mentre la sterlina frena nettamente il trend di recupero delle ultime settimane nei confronti delle altre valute: la valuta britannica vale 1,2746 dollari (1,2992) ed è indicata a 0,8870 per un euro (0,8837) . Poco mosso l’euro/dollaro a 1,1309 da 1,1310 ieri in chiusura. La moneta unica vale anche 128,19 yen (128,51), mentre il rapporto dollaro/yen è a 113,36 (113,63). La sterlina , spiega David Madden (Market Analyst at CMC Markets UK), «è crollata stamattina dopo che Theresa May ha subito un duro colpo: Dominic Raab, il segretario della Brexit, si è dimesso. La mossa ha scosso la fiducia nella capacità del Primo Ministro di ottenere l’approvazione dell’accordo di uscita. In aggiunta, le vendite al dettaglio nel Regno Unito nel mese di ottobre sono diminuite dello 0,5%, mancando completamente la previsione di una crescita dello 0,2%».

Su Milano pesano Prysmian e St
Tornando a Piazza Affari pesano le vendite su Prysmian, all’indomani dei conti che hanno visto un calo del 5,7% degli utili dei primi nove mesi a 183 milioni di euro e la conferma degli obiettivi di fine anno, e su Stmicroelectronics: il calo viene collegato da alcuni operatori alla riduzione della guidance del gruppo austriaco Ams (tra i fornitori di Apple), che a Zurigo perde circa il 7%, dopo aver rivisto ieri la guidance del IV trimestre. Penalizzata Leonardo per via della sua esposizione sul Regno Unito. Tra i migliori Pirelli & C dopo i conti dei nove mesi sopra le previsioni e la conferma degli obiettivi 2018 di redditività. In evidenza A2a ancora sull’effetto trimestrale e le altre utility. In positivo invece petroliferi mentre risale il prezzo del barile a 56,26 dollari nel Wti dicembre e a 66,58 dollari nel Brent gennaio: attese le statistiche ufficiali sulle scorte settimanali statunitensi dopo che ieri l’American Petroleum ha stimato il sesto rialzo in sei settimane degli stock (+8,79 milioni di barili la previsione).

Piatta Telecom Italia: il mercato guarda la percorso di individuazione del nuovo Ceo che dovrebbe uscire dal cda di domenica prossima: oggi il Comitato Nomine non ha sciolto i dubbi tra chi sarà il manager incaricato. Precipita El.Endopo la trimestrale e la revisione al ribasso delle previsioni di utile operativo 2018: inizialmente il gruppo toscano di laser per uso industriale e medicale stimava un incremento del 10% anno su anno mentre ora prevede semplicemente che il risultato 2018 sarà superiore a quello dell’esercizio precedente. Brillante Salini Impregilo che ieri ha aggiornato l’andamento dei nuovi ordini cresciuti del 14%circa nei nove mesi 2018 a 4,9 miliardi di euro. Pesante Mondadori all’indomani della trimestrale su cui ha pesato la svalutazione degli asset francesi in vista della cessione di tali attività.

Spread BTp/Bund

Vendite sul comparto auto in tutta Europa
Vendite consistenti sul settore auto in tutta Europa: l’indice Stoxx600 di settore scende dell’1,8%. Questa mattina Acea ha diffuso i dati sulle immatricolazioni europee del mese di ottobre: le immatricolazioni di nuove auto in Europa sono calate del 7,4% su anno, a quota 1.118.859 veicoli. Prosegue quindi un trend al ribasso, sebbene più contenuto rispetto a settembre (-23,4%). Nei primi 10 mesi dell’anno, le immatricolazioni sono cresciute dell’1,4% a quota 13.424.360. Per il gruppo Fiat Chrysler la flessione è stata del 13,3% rispetto allo stesso mese del 2017.

Spread a 314 punti base, petrolio in rialzo

Torna ad allargarsi lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario telematico, anche se vicino ai valori della vigilia che era stata appesantita dalla posizione mantenuta dall’Italia di fronte alla richiesta Ue di modifiche alla manovra di bilancio. Il differenziale di rendimento tra il benchmark italiano e il decennale tedesco viene così indicato in chiusura a 314 punti base dai 310 punti dell’avvio e dai 313 del finale della vigilia. Il rendimento dei titoli italiani decennali e’ al 3,50% dal 3,54% del closing ieri.

Il petrolio tenta di confermare il rimbalzo avviato ieri: il future dicembre sul Wti guadagna lo 0,68% a 56,63 dollari al barile, mentre la consegna gennaio sul Brent si attesta a 66,60 dollari (+0,73%).

Dagli States dati a luci e ombre, incoraggianti le vendite al dettaglio
Negli Stati Uniti oggi sono stati pubblicati numerosi dati macro a luci e ombre. In particolare sono andate bene le vendite al dettaglio, salite a ottobre oltre le attese dello 0,8% su base mensile e del r 4,6% su base annua alla quota destagionalizzata di 511,5 miliardi di dollari.. Inoltre è emerso che i prezzi all’importazione negli Stati Uniti sono aumentati a ottobre più di quanto atteso dagli analisti. Stando a quanto reso noto dal dipartimento del Lavoro americano, i prezzi all’importazione hanno registrato un aumento dello 0,5% rispetto a settembre, contro attese per un rialzo dello 0,2%. Su base annuale, ovvero rispetto all’ottobre 2017, il dato è in rialzo del 3,5%. Ed ancora l’indice Empire State, che misura l’andamento dell’attività manifatturiera nell’area di New York, a novembre è salito più delle stime. Il dato, redatto dalla Federal Reserve di New York, è aumentato di 2,2 a 23,3 punti. Il dato è migliore delle previsioni, visto che gli analisti attendevano 20 punti, dopo i 21,1 del mese precedente. Tuttavia le condizioni del settore manifatturiero nell’area di Philadelphia hanno rallentato a novembre più di quanto atteso dagli analisti. L’indice di riferimento calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia è sceso a 12,9 dai 22,2 punti di ottobre. Infine le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate nella settimana al 10 novembre di 2000 unità a quota 216.000, mille in più delle attese degli analisti. La media mobile delle quattro settimane è invece salita di 1500 unità a quota 215.250. Le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi da 49 anni a quota 202.000 a metà settembre prima di tornare lievemente a salire a causa dell’impatto avuto sul mercato del lavoro nel Sud degli Stati Uniti da due uragani.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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