La Csu tra sondaggi e confini chiusi Perché questa crisi non aiuta l’Italia

Il ministro dell’Interno tedesco offre le sue dimissioni e paradossalmente il governo di Angela Merkel guadagna un po’ di ossigeno, ma il ciclone migranti ha ormai investito in pieno la Germania. Gli italiani possono capire come nessun altro. Nel prossimo ottobre si vota in Baviera. Il ministro dell’Interno del governo Merkel, Horst Seehofer, è il capo del principale partito bavarese, la CSU. Indifferente al fatto che il numero dei migranti che giungono in Baviera e in tutta la Germania sia in drastica diminuzione, Seehofer esigeva già da due settimane che la Cancelliera fornisse garanzie “anti-invasione” . Di quelle che garantiscono il consenso nei sondaggi e nelle urne.

Se avete riconosciuto qualcosa o qualcuno, è pura coincidenza. Perché il messaggio che giunge anche dalla stabile e forte Germania, dopo aver sbaragliato il campo da noi, sta diventando valido ovunque. Inutile dire che gli arrivi sono diminuiti dell’80 per cento, dato statistico certo, perché a contare in una democrazia che vota è la “percezione” dell’opinione pubblica, e la percezione dipende spesso dalla propaganda politica o dall’informazione strumentale più che dai fatti. Seehofer proprio questa percezione voleva cavalcare (in Germania migranti e rifugiati sono molto più numerosi che in Italia) , e ora, dopo le dimissioni, la partita tra CSU e Merkel resta aperta: i bavaresi vorranno poter scegliere il nuovo ministro, accetteranno un compromesso oppure andranno ancor più a destra? L’unica cosa sicura è che non dimenticheranno la scadenza elettorale. Abbiamo compagnia, insomma.

Seehofer aveva minacciato Angela Merkel di applicare unilateralmente da ieri una interpretazione rigida e retroattiva dei famigerati accordi di Dublino, di cui l’Italia non ha ottenuto all’ultimo vertice europeo nemmeno una credibile promessa di revisione: al confine tedesco Seehofer voleva far respingere tutti i rifugiati o i migranti che fossero stati prima registrati in un altro Paese (spesso l’Italia) ma fossero poi “sfuggiti” alla sua sorveglianza. E voleva anche che quelli già entrati in Germania in questo modo venissero restituiti ai Paesi di iniziale provenienza o di transito. Così, i provenienti dall’Italia si sarebbero trovati rimandati in Austria, e Vienna (che ieri ha assunto la presidenza di turno della UE) avrebbe poi pensato a ridarceli al Brennero. Dimenticando che l’Italia, almeno questo, non ha accettato a Bruxelles un simile meccanismo. Merkel, politicamente debole ma non propensa alla resa, credeva forse che i placet di Grecia e Spagna, unitamente a quattordici altri consensi (poi smentiti da Ungheria, Polonia e Rep. Ceca) , avrebbero ammorbidito Seehofer.

Dopotutto la sopravvivenza della Cancelliera era stato il vero tema centrale del vertice europeo. Ma se Merkel ha davvero creduto questo, ha sottovalutato l’attesa elettorale bavarese. Non ha calcolato che Seehofer e i suoi, se le dimissioni ci saranno, non vogliono perdere “a destra” verso gli ultrà di AFD, e nemmeno mettere la loro sopravvivenza politica nelle mani di Berlino e della CDU. Per questo la battaglia continuerà. La CSU non vuole l’immediata caduta del governo (e dunque Seehofer doveva andarsene) ma vuole certamente mettere Merkel con le spalle al muro, indebolirla ulteriormente, quasi obbligarla a trovare altri accordi (non con l’Italia che non ha bisogno di sbarchi dal nord, questo è sicuro). Ne soffrirà l’equilibrismo di Macron, ne soffrirà probabilmente l’Europa intera anche perché la Merkel non ha alternative convincenti. E ne soffrirà, al di là degli scontati proclami propagandistici, l’Italia, perché qualunque altro Cancelliere promette di essere più duro nei nostri confronti di quanto sia la Merkel. In tema di migranti ma anche in tema di debito pubblico e di finanze disordinate. Fuori dall’Europa sarebbe invece certamente contento, soprattutto se il governo di Berlino cadesse, il Presidente statunitense Trump, che da quando è stato eletto ha messo nel mirino la potenza economica tedesca e l’europeismo della Cancelliera.

CORRIERE.IT

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