Linea prudente di Tria: il contratto è vago ma fate attenzione a non alzare il debito

Il debito deve continuare a scendere, la finanza pubblica va gestita in modo prudente, il consolidamento di bilancio e il dialogo con la Commissione europea sono condizioni necessarie per tenere sotto controllo i mercati e ottenere più margini di flessibilità. Le misure indicate nel contratto di governo? Si attueranno, con gradualità: ma solo se adeguatamente coperte e finanziate.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, ieri nell’Aula di Montecitorio, è stato chiarissimo nel voler mantenere un approccio «ortodosso» nella gestione delle finanze pubbliche. Un approccio che per ora viene accolto con poco entusiasmo dai partiti della maggioranza di governo, che pure però non possono ancora vedere nella linea di Via Venti Settembre un contrasto esplicito con le loro proposte e i loro

desideri. Dunque, via libera alla risoluzione di maggioranza di Lega e M5S, approvata ieri, che come annunciato eviterà gli aggravi di imposta per 12,5 miliardi previsti nel 2019, e chiede al governo di agire in Europa per ottenere maggiore flessibilità sui conti, rinviando se necessario l’obiettivo del pareggio di bilancio al 2021. Ma è facile individuare i germi di un rapporto problematico tra il professore-ministro dell’Economia imposto dal Presidente Mattarella e i due partiti al potere, che hanno bisogno di soldi per finanziare le loro riforme.

 

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Tria è molto prudente sui conti. «Gli interventi relativi alle riforme strutturali sulle quali il governo è impegnato, sia dal lato fiscale sia dal lato della spesa pubblica, andranno adeguatamente coperti», dice. Sicuramente il ministro si batterà perché in sede europea cambino le regole, non conteggiando più gli investimenti pubblici nel deficit, permettendo dunque di spendere di più per sostenere la crescita. Una crescita economica che – fa osservare Tria – sta rallentando per colpa anche delle tensioni sugli scambi commerciali scatenati dai dazi di Trump.

 

La strategia del titolare dell’Economia non è assolutamente quella di sabotare le riforme indicate nel programma giallo-verde. Anche se nelle stanze del ministero spiegano che alcune delle misure indicate nel «contratto» sono state scritte in modo decisamente vago, Tria ha intenzione di esaminare metodicamente i diversi dossier, per capire quali provvedimenti – e con quale gradualità – possono essere realizzati. Ad esempio, la «pace fiscale» potrebbe assomigliare più a una super-rottamazione delle cartelle che a un condono. La flat-tax potrebbe essere realizzata a parità di pressione fiscale. Di sicuro ci sarà il reddito di cittadinanza, considerato «centrale per garantire la stabilità sociale». Per ora, dicono a Via Venti Settembre, è tutto prematuro: il disegno coerente e complessivo lo si vedrà nella legge di Stabilità, in autunno.

 

Due principi, tuttavia, li ritroveremo fermissimi nelle prossime mosse del ministro Tria: garantire la fiducia dei mercati, e la costante spinta per la riduzione del debito – se possibile, anche con interventi «creativi», che a suo tempo da professore ha già cominciato a considerare – che è la chiave fondamentale per evitare tempeste finanziarie. La giornata del 29 maggio – si ragiona a Via Venti Settembre, ricordando la terribile giornata di incertezza politica, in cui lo spread arrivò a 320 punti base – ha dimostrato a tutti che mentre il confronto e la polemica pur durissima con la Commissione Europea possono produrre effetti negativi in tempi lunghi, una crisi di fiducia per i titoli italiani sui mercati finanziari ha il potere di generare immediatamente un rincaro della spesa per interessi, oltre che rischi seri per la tutela del risparmio degli italiani.

 

In ogni caso Tria supporterà ogni sforzo per la riforma della governance europea, che definisce «inadeguata e incompleta», e lavorerà per avere più margine su investimenti pubblici e pareggio di bilancio. Ma , chiarisce, «in stretta collaborazione con la Commissione europea».

LA STAMPA

 

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