Gli italiani non spendono più In banca oltre 1.000 miliardi

Chi può risparmia e lo fa nelle forme più liquide a disposizione come il classico conto in banca.

Troppo pericoloso investire, un rischio persino consumare perché si bruciano risorse che potranno servire in futuro.

Se la crisi è veramente alle spalle gli italiani sembrano non essersene accorti; aziende e famiglie continuano a mettere fieno in cascina come se fossimo alla vigilia di una guerra. In banca le riserve sono cresciute di quasi 54 miliardi di euro in un anno, ha calcolato ieri il centro studi di Unimpresa, che ha confermato l’allarme lanciato in autunno: i conti correnti degli italiani hanno sfondato il muro dei mille miliardi di euro.

I risparmi delle famiglie sono aumentati di 23 miliardi rispetto all’anno scorso, 30 miliardi in più per le imprese.

Dal 2016 al 2017 il totale della raccolta in banca è cresciuto di circa il 4 per cento passando da 1.260 miliardi a 1.315 miliardi. Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 23,1 miliardi in un anno (+2,5%), le aziende non investono e i loro fondi sono cresciuti di circa 29 miliardi (+12%), le imprese familiari hanno visto crescere i loro fondi di quasi 4 miliardi (+7%). In aumento i fondi delle Onlus di oltre mezzo miliardo (+2,5%). Tutti d’accordo nel mettere i soldi sotto il mattone.

La forma più semplice di risparmio, il conto corrente è cresciuta di ben 73 miliardi di euro tra il novembre 2015 e il 2016 passando da 949 miliardi a 1.023 miliardi. Superata la soglia dei mille miliardi. Semplice l’analisi di Unimpresa. «A frenare consumi, investimenti e credito sono la paura di nuove tasse e l’assenza di certezze sul futuro», ha spiegato il vicepresidente Maria Concetta Cammarata.

Dati in linea con quelli recenti dell’Istat sulle vendite al dettaglio. In leggera crescita a novembre, ma praticamente stagnanti da due anni.

Nell’ultimo sondaggio di Ipsos per Acri (l’associazione delle casse di risparmio) si dava in realtà conto di piccoli segnali di ottimismo. Nel 2017 il numero di italiani propensi al risparmio è stabile su livelli altissimi: l’86%. Due punti in meno rispetto al 2016. La quota di italiani che ritengono indispensabile mettere da parte qualcosa è al 37%, stabile rispetto al 2016, ma in calo rispetto al 2014, quando erano il 42%. Quelli che dichiarano sia giusto spendere senza preoccuparsi troppo del futuro sono il 12%, in aumento di un punto rispetto al 2016.

Una timida inversione di tendenza rilevata dal principale sondaggio in materia, che però non corrisponde a comportamenti coerenti, visto che tutte le forme di risparmio «liquido» sono in crescita a scapito di investimenti e consumi.

Unimpresa, citando dati di Bankitalia, osserva come sul totale dei depositi in banca, oggi a 1.315,4 miliardi, pesino soprattutto i salvadanai delle famiglie che sono saliti da 925,5 miliardi a 948,7 miliardi con un’impennata di 23,1 miliardi (+2,50%). Quelli delle imprese familiari sono passati da 51,8 miliardi a 55,8 miliardi in salita di 3,9 miliardi, delle Onlus sono passati da 26,1 miliardi a 26,7 miliardi in crescita di 676 milioni. In discesa solo i fondi pensione, passati da 22,5 miliardi a 20,3 miliardi in discesa di 2,1 miliardi.

Vanno male anche gli investimenti, a partire dalle forme più elementare. Depositi con varie scadenze, tutti in calo, tranne quelli rimborsabili con preavviso. Male i pronti contro termine, calati in un anno dell’8 per cento. Tutti segnali di sfiducia che il prossimo governo non potrà ignorare.

IL GIORNALE

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