Manette, multe e siti web oscurati: le armi di Rajoy per evitare il divorzio

francesco olivo
inviato a barcellona

Meglio una multa che un carro armato. Ogni tentativo di dialogo sulla questione catalana è naufragato senza margini di recupero. Così, la battaglia del referendum si è spostata sulla logistica. Il governo spagnolo, al di là dell’apparente immobilismo, aveva da tempo studiato questo scenario di frattura, così invece di mandare i tank sulla Diagonal (il sogno proibito degli estremisti dei due schieramenti), ha condotto tante azioni di sabotaggio a quello che viene considerata la peggiore minaccia alle istituzioni dalla fine della dittatura (1975). Il tutto secondo un principio non peregrino: essere inseguiti da un militare può essere eroico, ma un ufficiale giudiziario con in mano una notifica fiscale è un deterrente che non lascia gloria.

 Urne

Il governo catalano ha mostrato la prima urna del referendum soltanto ieri mattina. Il tutto con un gesto plateale che la dice lunga sul valore simbolico che ha assunto questo semplice contenitore di schede. La polizia spagnola (a differenza di quella catalana) si è messa alla ricerca delle urne non appena il tribunale costituzionale ha proibito il referendum. Blitz più o meno riusciti (per un errore sono state perquisite anche aziende che fabbricano vasetti di yogurt) e non solo in Catalogna, visto che voci ricorrenti volevano il deposito in regioni lontane, come la Galizia.

 

Le schede

Molto più semplice è stato trovare e sequestrare le schede, l’altra ossessione di magistratura e polizia. Le perquisizioni sono scattate ovunque, nelle tipografie e anche nella redazione di un giornale locale. Ne sono state requisite circa 14 milioni (calcolo approssimativo), tanto che il governo catalano è arrivato a dire ai cittadini: «Stampatevele a casa». Una proposta bizzarra poi parzialmente smentita. A ogni perquisizione si raduna un folla di indipendentisti che intona cori di scherno contro la Guardia Civil: «Donde estan las papeletas?» (E le schede dove sono?).

 

I sindaci

Altro modo di ostacolare il referendum è far arrivare la pressione sui sindaci. Con una misura molto criticata, anche all’interno della magistratura, il procuratore capo ha iscritto sul libro degli indagati tutti i primi cittadini catalani che avevano dato la disponibilità alla Generalitat per cedere locali in vista del voto, circa 720. I sindaci sono stati convocati per essere interrogati dai giudici. Rischiano pene serie.

 

I siti

Sono già alcune centinaia i siti Internet bloccati dalla Guardia Civil, colpevoli di contenere informazioni pratiche sul voto proibito. Hanno subìto questo destino anche le pagine web istituzionali con le quali la Generalitat dava indicazioni ai cittadini sui seggi. Ma dopo pochi minuti, i siti vietati ricomparivano sotto altri domini. «C’è la mano degli hacker russi», ha scritto «El País». Un magistrato ieri ha mandato un avviso anche a Google: rimuovete l’applicazione sul referendum.

 

Le lettere

Alle Poste spagnole, «Correos», è stato ordinato di bloccare tutte le lettere con la quale la Generalitat incaricava scrutatori e presidente di seggio. La misura, controversa per ragioni di privacy, ha avuto conseguenze dirette: la costituzione delle sezioni elettorali è stata una delle difficoltà più grandi nell’organizzazione del referendum.

 

Le multe

Ormai non si contano più. In Spagna il luogo comune verso i catalani è quello di essere poco disposti ad aprire il portafoglio. Ma anche i più generosi si spaventerebbero davanti all’entità delle contravvenzioni minacciate: fino a 300 mila euro per chi prende parte alla formazione dei seggi, 12 mila al giorno per i membri della commissione elettorale. I politici sono i più esposti: l’ex presidente catalano Artur Mas deve sborsare 5,2 milioni di euro come cauzione, dopo la condanna in primo grado per aver organizzato il referendum consultivo del 9 novembre 2014. A ogni corteo si fa la colletta per aiutare i condannati.

 

La pubblicità

Esplicitamente proibita anche la pubblicità istituzionale o meno del referendum (le istruzioni su come e dove votare eccetera). Nessuno è autorizzato a pubblicare manifesti o a trasmettere gli spot. Per notificare gli atti la Guardia Civil è entrata nelle redazione di alcuni giornali indipendentisti (come «El punt Avui»), visite che hanno scandalizzato gli indipendentisti e parte della sinistra spagnola.

LA STAMPA

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