Il primo mese del nuovo governo. Fiducia record al ministro Minniti

nicola piepoli

Oggi scocca il primo mese del governo guidato da Paolo Gentiloni. Le prime informazioni indicano un’accoglienza dell’esecutivo da parte dell’opinione pubblica discreta, anzi nell’insieme buona. In termini di numeri, infatti, il presidente del Consiglio ha iniziato con il punteggio analogo a quello ottenuto dal governo Prodi nel 1996. Quasi metà del campione intervistato si schiera quindi in suo favore. Non raggiunge le vette di Berlusconi nel suo secondo governo o di Monti reputato universalmente un «liberatore» (durato però molto poco nel favore popolare), ma Gentiloni è una personalità che ha dalla sua l’onestà e la capacità di generare armonia, virtù rare per l’opinione pubblica consultata.

 

Le incertezze del premier

In questi 30 giorni l’immagine del presidente del Consiglio tuttavia non si è rafforzata. Pur mantenendosi sopra la soglia 40, cioè sopra la soglia del normale gradimento di un nuovo premier, Gentiloni ha dimostrato una certa esitazione nel comunicare il proprio reale valore. Le motivazioni, secondo gli intervistati, sono da imputare ad una sua esitazione nel risolvere i fondamentali problemi del Paese. Tra questi: il lavoro e l’occupazione, la crisi economica e le conseguenze del terremoto che si stanno manifestando in questi giorni di maltempo. Anche la questione banche e le incertezze sull’iter di una nuova legge elettorale confermerebbero, secondo la ricerca, un atteggiamento attendista sui problemi chiave dell’Italia.

 

 

Una squadra che piace

Ben diverso è l’atteggiamento degli italiani nei confronti del governo nel suo insieme. La squadra si conferma buona perché formata da diversi esperti che, con le loro singole caratteristiche, sembrano capaci di risolvere le varie criticità. Non a caso il governo complessivamente ha una fiducia media di 45, somma i punteggi della fiducia dei singoli ministri e dividendo per il loro numero. Un punteggio record nel corso dei settant’anni di vita repubblicana. Un’analisi specifica ci rivela alcune cose: pressoché tutti i ministri del governo Renzi confermati da Gentiloni hanno punteggi pari o superiori a quelli ottenuti nella gestione del precedente esecutivo. Alcuni addirittura hanno migliorato il loro grado di fiducia: ad esempio, il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina (+5) e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (+8). Due personalità giovani che, forse nel precedente governo, erano un po’ oscurati dalla giovane età di Renzi. Quanto ai nuovi ingressi, il ministro dell’Interno Marco Minniti è primo in classifica con 66 di fiducia, un punteggio che lo pone tra i migliori della politica europea. Anche la ministra dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, con il suo 51 risulta la più luminosa tra le presenze femminili. Forse, proprio, la lettura della fiducia dei ministri ci dà una chiave interpretativa di questo esecutivo: un governo senza «prime donne» ma che, avendo per premier una personalità che ha sempre agito in gruppo, può rendere parecchio all’Italia.

 

Il dubbio sulla legislatura

Restano però forti dubbi sulla durata della legislatura, cioè se essa potrà estendersi al di là del 2017. Anche l’opinione pubblica sembra incerta su questo punto. La diagnosi sulla durata del governo Gentiloni è quella di una vita breve che però potrebbe estendersi fino al termine dell’attuale legislatura, previsto per primavera 2018. Cosa potrà fare il governo in questi mesi? Per gli italiani dovrebbe lavorare parecchio in termini di immagine curando di più i simboli dello Stato e delle aziende italiane leader a livello globale. Gli si chiede anche maggiore investimenti, anche immateriali, sul futuro. Il lavoro, insomma, non mancherà a questo esecutivo. C’è da sperare che l’armonia di Gentiloni sia trasmessa alla sua squadra e agli italiani. Se così fosse il governo potrebbe riservare non poche sorprese (positive) per la collettività.

LA STAMPA

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