Archive for the ‘Università’ Category

La classifica mondiale delle Università: crescono le italiane guidate dal politecnico di Milano

mercoledì, Giugno 19th, 2019

di ILARIA VENTURI

Nella classifica mondiale delle università più consultata al mondo, il Qs World University Rankings, entrano 34 atenei italiani, quattro in più dello scorso anno. E chi guida la gara nel nostro Paese? Il Politecnico di Milano che si conferma per il quinto anno la prima università italiana entrando nella top 150 (dal 156esimo al 149esimo posto) e segnando il secondo risultato nazionale di tutte le edizioni. Mentre rispetto all’impatto della ricerca prodotta il Sant’Anna Pisa entra tra le Top 10.

Insomma le performance degli atenei di casa non sfigurano nel panorama mondiale sebbene la gara sia ad armi impari se si guarda agli investimenti in Italia nel sistema accademico: 14 migliorano rispetto allo scorso anno, 5 peggiorano, le altre mantengono la stessa posizione, mentre le new entry, tutte nella fascia 801-1000, sono Parma, Udine, Salerno e il Politecnico di Bari. Non a caso Ben Sowter, direttore della QS Intelligence Unit, commenta: “L’Italia possiede eccellenze universitarie straordinarie e ci auguriamo che la sua classe dirigente le sostenga con investimenti adeguati e politiche lungimiranti”.

E così commenta il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta: “Un passo in avanti per la città di Milano e per il territorio lombardo, ma di cui non ci accontentiamo. Siamo consapevoli che i prossimi risultati dipenderanno dalla nostra capacità di attrarre docenti qualificati dall’estero e dalla volontà del Paese di mettere in atto politiche universitarie adeguate”.

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Università, Bussetti su Medicina: dal prossimo anno il 20% dei posti in più

giovedì, Marzo 28th, 2019

La prima domanda riguarda Medicina: aprite le porte, fate entrare tutti coloro che desiderano salvare vite umane, chiede uno studente. “Abbiamo una carenza di medici, abbiamo necessità di reclutarne di più e questo è evidente”, risponde il ministro all’Istruzione Marco Bussetti, al videoforum di Repubblica, annunciando l’aumento del 20% dei posti dal prossimo anno. Una richiesta partita dalla stessa conferenza dei rettori che ipotizzava la crescita di cinquemila posti in due anni sugli attuali 9.779. “Ma devono crescere anche le borse di specializzazione – aggiunge – arriveremo ad allineare i numeri di laureati rispetto alle borse”. Nel videoforum condotto da Corrado Zunino il ministro ha affrontato i temi più caldi che riguardano l’università e la scuola, sollecitato anche dalle domande dei lettore raccolte da Repubblica. Con alcune anticipazioni sull’esame di Maturità – “la storia rimane nelle tracce” – e i tempi dei concorsi ordinari per gli insegnanti. Rispetto al congresso mondiale della famiglie di Verona a trazione leghista, Bussetti conferma la sua presenza: “Ma non vado a parlare a nome della scuola”

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Università: senza soldi né prof costretta al numero chiuso

mercoledì, Gennaio 23rd, 2019

di Milena Gabanelli e Orsola Riva

In Italia abbiamo il più basso numero di laureati d’Europa. Per recuperare terreno dovremmo rincorrere gli studenti e incentivarli a prendersi un titolo di studio, invece mettiamo ostacoli. Partiamo dal più vistoso: il numero chiuso nei corsi di laurea. A cosa serve? La risposta è scritta nella legge 264 del 1999 (governo D’Alema): troppi corsi diventati parcheggi per fuoricorso o fabbriche di disoccupati, troppe aule sovraffollate. Da quel momento si stabilirono due tipi di sbarramento: a livello nazionale per medici e dentisti, infermieri e fisioterapisti, veterinari, architetti e maestre. A livello locale invece si lasciava ai singoli atenei la facoltà di disporre del numero chiuso per i corsi che prevedevano l’uso di laboratori o l’obbligo di tirocini. Un modo per garantire a ogni studente una formazione di alto livello e sfornare «dottori» in numero corrispondente al fabbisogno nazionale e alle richieste del mercato.

Facoltà di Medicina

Com’è andata a finire vent’anni dopo? Che a Medicina ogni anno un esercito di aspiranti camici bianchi (quest’anno erano 67 mila per 10 mila posti) va a sbattere contro il test: 100 minuti per rispondere a 60 domande che con le cose studiate a scuola c’entrano poco. I più si preparano spaccandosi la testa sui quiz degli anni precedenti pagando migliaia di euro «allenatori» privati. Chi passa, una volta portata a casa la laurea, deve affrontare un altro collo di bottiglia, quello delle scuole di specializzazione. Qui i posti sono legati al numero di borse di studio disponibili: sistematicamente meno di quelli che servirebbero. Una strozzatura che rischia nei prossimi dieci anni di lasciare milioni di famiglie senza medico di base, mentre ne mancano all’appello ogni anno 700 fra chirurghi, pediatri, anestesisti, ginecologi e medici di pronto soccorso.

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Atenei, la rivolta dei docenti a contratto: “Facciamo didattica pagati 3 euro l’ora”

venerdì, Novembre 17th, 2017
fabrizio assandri
torino

«Insegno in ateneo da 13 anni e sono pagata 3,02 euro all’ora». Maria Grazia Turri tiene un corso di Linguaggi della comunicazione aziendale all’Università di Torino e, su Facebook, ha pubblicato il suo contratto, raccogliendo decine di commenti solidali e indignati da parte dei suoi studenti. Non è un caso isolato. La sua è la condizione dei «docenti a contratto», una figura non di ruolo all’interno delle università. È pensata per le collaborazioni occasionali: a insegnare a contratto dovrebbero essere professionisti, che hanno un altro lavoro, e che portano le loro competenze nel mondo universitario. In alcuni casi anche a titolo gratuito, come per direttori di musei o imprenditori. In realtà spesso questa figura contrattuale sarebbe solo un modo per mascherare la precarietà. Almeno, è quanto denuncia il coordinamento precari della Flc-Cgil, insieme con la rete precari dell’Università di Bologna, che ha organizzato un incontro sul tema e fatto un’analisi dei curricula dei professori a contratto dell’ateneo emiliano.

 I numeri

Su 544 casi, 166 sono dottori di ricerca, senza altre attività lavorative che non siano le docenze a contratto. Un centinaio insegna nello stesso ateneo da oltre 10 anni. Insomma, precari per i quali questo tipo di collaborazione sottopagata è l’unica opportunità per bazzicare nei corridoi dell’ateneo. Più spesso si alterna ad altri contratti precari. «Questo identikit dimostra che in realtà quello che si fa è esternalizzare la didattica», sostiene Barbara Grüning, del coordinamento precari e docente a contratto. Lo dimostrerebbe, secondo la Cgil, anche «la crescita esponenziale: i docenti a contratto erano 16.274 nel 1998, sono saliti a 26.162 nel 2015». (altro…)

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Cantone: “Negli atenei un deficit etico, cambiamo le commissioni sui concorsi”

mercoledì, Settembre 27th, 2017

dal nostro inviato CORRADO ZUNINO

LIVORNO. Nel salone al primo piano della Prefettura di Livorno Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, dice: «La Procura di Firenze sta facendo emergere fatti eclatanti, riscontrati da un primo giudice peraltro».

Che quadro ne esce?
«Preoccupante per l’università italiana. Conferma quello che avevo detto, proprio all’ateneo di Firenze, un anno fa».

Disse che eravate subissati di segnalazioni sul malcostume universitario, in particolare sui concorsi.
«Sì, e ricevetti un pacco di lettere di professori indignati».

Per il malcostume?
«No, per quello che avevo detto. Mi scrissero: “Fuori le prove”. Quello universitario è un mondo suscettibile e capace di grandi difese corporative. Il rapporto professionale padre-figlio, ricorrente di per sé, in facoltà è forte». (altro…)

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Atenei, ecco i finanziamenti: 55 milioni per esonerare dalle tasse gli studenti poveri

mercoledì, Settembre 13th, 2017

di ILARIA VENTURI

ROMA – È l’atto più atteso dalle università, la ripartizione dei finanziamenti ministeriali ateneo per ateneo. Con una quota premiale che penalizza una grande università come Bologna e fa avanzare la Statale di Milano (più 9 milioni) e Roma La Sapienza, che riceverà 7 milioni in più. E la novità di 55 milioni distribuiti per la prima volta per esonerare dalle tasse gli studenti che non arrivano a 13mila euro di Isee, la cosiddetta no-tax area: di questi 21 milioni vanno al Sud, dove ci sono meno iscritti, ma in condizioni economiche più disagiate.

Il decreto del ministero all’Istruzione è appena uscito e scatena la gara tra le 65 università. Sul piatto 6,6 miliardi assegnati oggi, di cui 6,272 sulle tre quote principali del fondo (quota base, premiale, fondo perequativo). Complessivamente il fondo di finanziamento ordinario 2017 si attesta a 6,982 miliardi di euro con un incremento di 62,5 milioni (+0,9%) rispetto al 2016.

·  FONDI: CHI SALE E CHI SCENDE
Il calo dei finanziamenti rispetto al 2016 riguarda 44 atenei. Il tetto massimo di riduzione fissato al 2,5% rispetto all’anno prima non è stato superato: la punta massima è il meno 1,94% dell’università Stranieri di Perugia. Un sistema che sembra tenere, dunque.

Tra gli atenei che perdono di più ci sono Messina (-1,88%), Palermo e Catania (-1,79%), Siena e Trieste  (-1,76%) Bologna (-1,75%), Genova, Sassari e Cagliari (-1,74%), Roma Tre (-1,73%).

Sono 21 atenei invece a crescere nell’Ffo 2017, di cui 11 al Sud: Bari politecnico, Bari, Chieti-Pescara, Catanzaro, Foggia, Napoli Parthenope, L’Aquila, Università della Campania, del Molise, del Sannio, Salerno. I sette atenei al Nord che crescono sono Bergamo, Milano Bicocca e Statale, Piemonte Orientale, Ferrara, Università dell’Insubria, Sissa di Trieste. Al centro ottengo più fondi Urbino, la Politecnica delle Marche e l’università per Stranieri di Siena. La crescita maggiore, superiore al 3%, si è verificata nelle università di Urbino, Catanzaro, Napoli Parthenope, L’Aquila e dal Politecnico di Bari. (altro…)

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Laureati sempre in calo e titolo dopo i 27 anni: il flop della riforma 3+2

sabato, Settembre 2nd, 2017

Laureati sempre in calo e titolo dopo i 27 anni: il flop della riforma 3+2

di SALVO INTRAVAIA

MENO laureati e titolo “completo” che arriva sempre dopo i 27 anni. La riforma universitaria Berlinguer/ Zecchino, meglio conosciuta come quella del “3+2”, ha mancato due dei suoi obiettivi principali. Secondo i dati, i giovani che oggi riescono a concludere l’intero percorso quinquennale o quello a ciclo unico sono addirittura meno rispetto ai laureati del 2000, ultimo anno del vecchio ordinamento. E per acquisire i due titoli (quello triennale più quello biennale, detto anche magistrale) si va ancora fuoricorso. Nel 2016, i laureati magistrali o con percorso a ciclo unico (Architettura, Odontoiatria, Medicina, Veterinaria, Giurisprudenza, Farmacia) sono stati 130mila. Sedici anni prima, i laureati quadriennali, quinquennali e dei percorsi di sei anni furono quasi 144mila. Va aggiunto che oggi però abbiamo anche 175mila laureati triennali, che però non sono sovrapponibili per molte ragioni ai vecchi laureati. (altro…)

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Università Statale di Milano, il Tar boccia il numero chiuso nelle facoltà umanistiche: annullati i test

giovedì, Agosto 31st, 2017

LUCA DE VITO

Il Tar del Lazio boccia il numero chiuso alle facoltà umansitiche della Statale, che alla fine sarebbe stato l’unico ateneo a prevedere un tetto per gli studenti. Con un’ordinanza pubblicata oggi, il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso portato avanti dall’associazione studentesca Udu con cui veniva chiesto che fossero sospesi i test d’ingresso per i corsi di laurea in Lettere, Filosofia, Beni Culturali, Geografia e Storia. Il pronunciamento è sintetizzato in una formula stringata: “Ritenuto (…) che il ricorso evidenzi sufficienti profili di fondatezza – si legge nel documento del tribunale – il Tar (…) sospende l’efficacia dei provvedimenti impugnati”.
Si tratta di una decisione che di fatto annulla la selezione prevista con il test e che, sulla base dei precedenti che hanno riguardato i ricorsi per le prove di Medicina, dovrebbe garantire a tutti l’iscrizione (con riserva) al corso di laurea scelto, a prescindere dai tetti previsti dall’ateneo. (altro…)

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Nuovi rincari per le tasse universitarie

venerdì, Agosto 25th, 2017

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Università italiana sempre più “salata” per studenti e genitori. Tra qualche settimana, le famiglie italiane saranno chiamate a iscrivere i figli all’università. Ma le notizie che arrivano dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non sono affatto confortanti. E anche per l’anno prossimo si prevedono rincari. L’unica àncora di salvataggio per i meno abbienti è la proposta di azzerare le tasse per coloro che hanno meno di 13mila euro all’anno di reddito Isee. Ma negli ultimi cinque anni, le tasse universitarie richieste dagli atenei statali ai propri iscritti sono state in continuo aumento: più 14,5 per cento in media per ogni studente. A testimoniarlo gli ultimi dati pubblicati dal Miur a proposito della cosiddetta contribuzione studentesca. In altre parole, quanto versano nelle casse delle università i nostri studenti per frequentare i diversi corsi che portano alla laurea: triennali, magistrali e a ciclo unico. (altro…)

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Università gratis per i redditi bassi e gli studenti in corso: via alle novità

giovedì, Agosto 24th, 2017

 ANTONELLA DONATI

Costa meno da quest’anno fa studiare i figli alle università statali. Per le matricole, infatti, in caso di reddito Isee fino a 13.000 euro l’iscrizione sarà gratis (esclusi imposta regionale e bollo). Niente tasse anche per gli anni successivi per gli studenti in corso. Maxi taglio dei costi anche per chi ha un Isee più elevato ma entro il tetto dei 30.000. Inoltre non ci saranno tasse per i dottorandi che non hanno una borsa di studio. Le novità grazie alla Legge di bilancio, che ha imposto le nuove regole a tutti gli atenei pubblici.

Le agevolazioni per le matricole. In base alle nuove norme, le matricole che appartengono a nuclei familiari con un Isee entro la soglia prevista dovranno versare solo la tassa per il diritto allo studio di 140 euro e il bollo di 16 euro. Rispetto al passato, per gli studenti nella stessa fascia Isee il risparmio annuo medio è tra i 300 e i 500 euro. La platea complessivamente interessata dal cambiamento dovrebbe essere di circa 600mila famiglie. In ogni caso per legge le università statali non possono istituire ulteriori tasse o contributi a carico degli studenti fino al rilascio del titolo finale di studio, fatti salvi i contributi per i servizi prestati su richiesta. Possono invece prevedere ulteriori eventuali agevolazioni economiche. (altro…)

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