Gli ex parlamentari 5S furiosi. Conte non li ha più assunti

Domenico Di Sanzo

Avevano già prenotato il biglietto di ritorno per il Palazzo, ma nel M5s l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Parliamo di deputati, senatori ed ex ministri, che erano convinti di avere in tasca un posto nei gruppi parlamentari grillini non appena sarebbe partita la nuova legislatura. E che ora, a quasi otto mesi di distanza dal debutto delle nuove Camere, sono ancora nel limbo, in attesa di una chiamata da parte di Giuseppe Conte.

Sì perché era stato proprio l’ex premier a promettere solennemente a un pugno di trombati il passe-partout per un altro giro di giostra a Montecitorio o a Palazzo Madama. In posizione defilata, certo, da dipendenti dei gruppi di Camera e Senato, eppure ancora nel giro che conta. Solo che, come spesso accade nei fatti che riguardano il Movimento, ci si sono messi di mezzo i soldi. E le rassicurazioni di Conte si sono rivelate promesse da marinaio. Le casse del partito languono e i fondi dei gruppi parlamentari si sono assottigliati perché il numero degli eletti è nettamente inferiore a quello della scorsa legislatura. Così soltanto in pochi tra gli ex sono riusciti a staccare un ticket per lavorare a Palazzo. I nomi più noti sono sicuramente Vito Crimi e Paola Taverna, da subito a libro paga di senatori e deputati M5s. Poi sono entrati gli ex sottosegretari Carlo Sibilia e Vittorio Ferraresi, quindi l’ex deputata Giulia Sarti.

Però a un certo punto il flusso si è interrotto. E qualcuno a cui era stato promesso un posto è rimasto a piedi. Come l’ex ministra per la Pubblica Amministrazione e per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone. A dicembre per lei sembrava fatta. La trattativa tra Dadone e i vertici del M5s per un incarico negli Staff dei gruppi parlamentari era in fase avanzata. Ma a un certo punto qualcosa si è inceppato e l’ex ministra dei governi Conte e Draghi è stata messa in standby. «Lei è una delle più arrabbiate con Conte», svelena un deputato pentastellato su un divanetto del Transatlantico. Difficile rientrare dalla finestra, anche per un’esponente storica dei Cinque Stelle, promossa per ben due volte al governo del Paese. Bisogna aspettare, perché il M5s naviga in cattive acque ed è a rischio perfino il sostanzioso contratto di consulenza di Beppe Grillo, 300mila euro all’anno. Potrebbero essere ritoccati al ribasso anche i compensi di Crimi e Taverna, che ora guadagnano 70mila euro annui. «Non capisco perché un ex ministro come la Dadone e un ex vicepresidente del Senato come la Taverna ambiscano ad andare a lavorare negli Staff dei gruppi parlamentari, potrebbero fare altro, dopo aver ricoperto cariche così importanti», ragiona un altro parlamentare del M5s. Tra gli scontenti che non sono ancora stati chiamati a lavorare in Parlamento c’è pure l’ex deputato lombardo Davide Tripiedi, un altro nome in lizza per un posto alla Camera o al Senato. Delusi anche gli ex Gianluca Castaldi, Daniele Pesco e Rossella Accoto, che erano pronti perfino ad aprire una società di consulenza autonoma per collaboratore con i nuovi deputati e senatori. «Sono furiosi», è la voce che arriva dal corpaccione degli eletti grillini.

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