Se il delitto diventa uno spettacolo pulp

Massimiliano Panarari

Uno dei classici della macchina dell’informazione spettacolarizzata è il “delitto dell’estate”. L’omicidio di Senago sembra averlo anticipato; così, in queste ore, si susseguono notizie, ricostruzioni e isterismi pseudoinfomativi sulla tragedia di Giulia Tramontano. Una “perla” in questo senso (deteriore) l’ha offerta ieri il macabro e “insuperabile” riferimento da Italian horror story – contenuto in un servizio de La vita in diretta su Rai 1 – fra le mani di Alessandro Impagnatiello che, come in un fotoromanzo (o in una soap), si «muovevano sinuosamente» preparando i cocktail, e hanno tolto la vita alla ragazza incinta. Lo citiamo come ultima tappa del (disumano) chiacchiericcio da intrattenimento dilagato senza sosta all’interno della programmazione televisiva con riferimento a quelle che il giornalismo Usa – che le ha trasformate in ghiotte occasioni di audience negli anni Ottanta – chiama «storie di interesse umano». Dove l’interesse è puramente morboso, e il mix di modalità di funzionamento della logica mediale e concorrenza sul mercato dei mezzi di comunicazione porta a un’incessante escalation grandguignolesca. Mentre la pietas – e pure il lavoro di inquirenti e investigatori – richiederebbe discrezione e toni bassi. Ma pietà l’è morta sotto il tritasassi dell’ecosistema mediale ibrido, dove l’inverecondo commento “manesco” di cui sopra è stato istantaneamente stigmatizzato sui social e, nondimeno, la logica di una competizione senza quartiere tra media mainstream e nuove piattaforme ha fatto saltare ogni freno inibitorio all’infotainment che racconta fatti di cronaca nera spingendo vieppiù l’acceleratore sulla spettacolarizzazione pulp e l’ostentazione oscena dei basic istincts. “Piatto ricco mi ci ficco”, dunque, e non importa quanto viscerale sia il dolore che contiene, giocando per giunta sulla rivendicazione del “servizio” reso a un’opinione pubblica che ha il “diritto” di sapere tutto su quanto avvenuto. Pornografia, giustappunto, e l’antitesi della nozione di servizio pubblico di cui abbiamo bisogno.

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