L’intelligence, la gita in barca, gli oligarchi russi: i dubbi sul naufragio al lago Maggiore

Andrea Muratore

Il naufragio del Lago Maggiore di domenica 28 maggio si è tinto di “giallo” dopo che è emersa la presenza di un ampio numero di funzionari dell’intelligence italiana e israeliana sulla “Gooduria”, l’imbarcazione naufragata nel tragico incidente dovuto ad avverse condizioni meteo in cui sono morte quattro persone. Tra cui due funzionari del Sistema informativo per la sicurezza della Repubblica che coordina l’intelligence italiana, un ex membro dei servizi segreti di Israele e una cittadina russa, compagna dello skipper dell’imbarcazione.

Scenari d’intelligence

E proprio lo skipper dell’imbarcazione, Claudio Carminati, al centro delle indagini per possibili omissioni securitarie che hanno portato alla tragedia per la tromba d’aria che ha capovolto l’imbarcazione domenica sera, è risultato essere un uomo su cui le agenzie di sicurezza italiane hanno più volte contato per operazioni logistiche e sostegno.

Le fonti di Piazza Dante emerse sui media hanno portato alla ricostruzione precisa delle agenzie coinvolte: l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) italiana e il Mossad israeliano. Due apparati la cui rilevanza operativa è legata principalmente alle operazioni di teatro all’estero o, nel caso dell’Aise, alle attività di controspionaggio.

C’è stata polemica per la repentina scomparsa degli operativi ricoverati dopo la tragedia dagli ospedali e dalle case di cura, ma ricordiamo che si tratta di una classica operazione dei servizi segreti per evitare che i “metadati” degli agenti, i loro contatti personali, le loro informazioni identificative e sanitarie, potessero essere acquisite da possibili agenti ostili tramite fuga di notizie. E questo si intreccia direttamente alla domanda chiave: cosa facevano gli agenti italiani e israeliani sulle sponde del Lago Maggiore? Proviamo a costruire alcuni scenari.

Il triangolo Italia-Israele-Russia

Il primo scenario è quello che vedrebbe gli agenti italiani e israeliani intenti a “pedinare” sulle sponde del Lago Maggiore, nella zona di Verbania, oligarchi russi e altri personaggi sospetti ritiratisi sulle placide rive del Lago Maggiore, lontani dai riflettori, dopo l’invasione dell’Ucraina. “Negli ultimi tempi sono aumentati gli arrivi di «pesanti» personaggi russi, focalizzati sulla riqualificazione e l’apertura di hotel, per loro ammissione con l’obiettivo dichiarato, sempre che non sia una semplice copertura, di spostare gli investimenti dal lago di Como a qui”, nota il Corriere della Sera.

L’ipotesi è sicuramente interessante, specie se si considera che Israele è un altro Paese in cui molti oligarchi hanno basi d’appoggio o seconde cittadinanze (si pensi al caso emblematico di Roman Abramovich). Dopo che l’attenzione si è concentrata a inizio guerra sul sequestro delle ville sul Lago di Como di oligarchi e magnati di vario livello, è possibile che, complici triangolazioni con la Svizzera in società di comodo, molti big della finanza russa riparati in Italia si siano spostati tra Varese e l’Ossola.

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