Avvocati giù, informatici su; l’AI mette a rischio 300 milioni di posti di lavoro

Dagli avvocati ai creativi

Ma ad essere esposti non sono solo i compiti più basilari e ripetitivi di figure meno qualificate, come assistenti o impiegati. Potrà essere automatizzato metà del lavoro che si fa in uno studio legale: software come CoCounsel possono fare le ricerche preparatorie per una causa o perfino per una grande fusione societaria, quelle che oggi si affidano ai giovani avvocati. Lo stesso vale per ingegneri, architetti e perfino informatici: Copilot è già un buon programmatore livello base. Gli algoritmi non prenderanno le decisioni finali — si spera — ma forniranno a chi lo farà, i livelli più alti, pre-lavorati che oggi sono squadre di dipendenti assai qualificati a preparare. Morale: impieghi intellettuali a redditi medio-alto sono più a rischio di quelli manuali. E neppure la creatività, roccaforte del Sapiens e valore aggiunto di copywriter, designer e scrittori è al sicuro, se Dell-E genera immagini da una semplice descrizione. «Mi è successo», racconta Fabio Berti, 26 anni, agli inizi da illustratore. «Un ristorante si era informato per dei volantini pubblicitari con delle caricature, ma dopo una settimana mi hanno detto che avrebbero fatto con un software».

Una rivoluzione da gestire

Prima di cedere allo sconforto, o alla rabbia luddistica, bisogna considerare il lavoro che sarà creato, insieme a quello rimpiazzato. Gli esperti di “prompt” — i comandi con cui indirizzare l’AI — sono solo un assaggio della nuova occupazione che verrà, e che non possiamo neppure immaginare: per questo nessuno azzarda previsioni sul saldo finale. La stessa Goldman Sachs dice che l’“integrazione” tra algoritmi e uomini sarà molto superiore alla “sostituzione”. Senza contare che l’AI promette di rendere accessibili nuove competenze soprattutto a chi ne ha meno. Qui però entra in gioco un altro “come”, forse il più importante: come riusciremo a gestire la trasformazione. Come regoleremo l’AI. Come formeremo i lavoratori, di oggi e domani, per metterli in condizione di usarla o, se sostituiti, di ricollocarsi. E come redistribuiremo i benefici del balzo di produttività che arriverà, in modo che non sia solo una minoranza, di aziende e lavoratori, a catturarli.

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