La potenza economica della Cina e il suo “massimo picco”: cosa può succedere

È in quest’ottica che sono emerse svariate teorie. Un punto di vista interessante è quello secondo cui il potere cinese cadrà rispetto ai rivali, rendendo potenzialmente più pericolosa la stessa Cina. In un libro dell’anno scorso, gli studiosi Hal Brands e Michael Beckley hanno reso popolare una teoria rinominata “Peak China“.

Detto altrimenti, Pechino starebbe facendo i conti con un decadimento e avrebbe quasi raggiunto “il punto in cui è abbastanza forte da interrompere in modo aggressivo l’ordine esistente, ma sta perdendo la fiducia che il tempo sia dalla sua parte”.

Quale futuro per l’economia cinese?

La tesi del Peak China si basa sull’osservazione che alcuni venti favorevoli alla Cina si starebbero trasformando in venti contrari, ostacolando il progresso del Paese. Prendiamo la demografia: la popolazione cinese in età lavorativa è in declino da circa un decennio. I tentativi del Partito di convincere le coppie cinesi ad avere più figli non stanno funzionando, mentre le Nazioni Unite ritengono che entro la metà del secolo la popolazione cinese in età lavorativa possa diminuire di oltre un quarto.

E che, di conseguenza, le spese per il welfare e per la cura degli anziani possano aumentare in maniera rilevante, spingendo al ribasso altre allocazioni di risorse (ad esempio nelle infrastrutture, altro segreto della roboante crescita cinese).

Le tensioni geopolitiche hanno inoltre reso le aziende straniere desiderose di diversificare le rispettive catene di approvvigionamento, così da essere quanto più impermeabili dalla Cina. Gli Stati Uniti, dal canto loro, intendono ostacolare le capacità di Pechino in alcune tecnologie “fondamentali”, attraverso, ad esempio, il divieto di esportare determinati semiconduttori e macchine alle aziende cinesi.

Di fronte ad un eventuale traiettoria economica piatta, come potrebbe reagire la Cina? Ci sono due possibili ipotesi. La più ottimista prevede ipotetiche modifiche attuate da Xi per aumentare la crescita della produttività e la qualità di vita dei cittadini. In che modo? Dando più libertà all’economia cinese. L’ipotesi più pessimista, invece, ritiene che la Cina diventerà più aggressiva man mano che la sua ascesa economica continuerà a calare.

La sensazione è che il Dragone possa imboccare una via mediana, anche se lanciarsi in previsioni così azzardate rischia di essere pericoloso. Certo è che nel 2022 Goldman Sachs ha rivisto le sue previsioni, sottolineando che l’economia di Pechino potrebbe superare quella Washington nel 2035. E non nel 2026, come ipotizzato una decina di anni fa.  

INSIDEOVER

IL GIORNALE

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