Cos’è il fondo salva stati, a cosa serve e perché l’Italia frena: rischi e opportunità del Mes

Mattero Giusti

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), noto anche come «fondo salva stati», è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano avvenuta nel 2010 con gli interventi ripetuti per scongiurare il default della Grecia. Con l’arrivo della pandemia si è pensato di modificarlo dotandolo di 240 miliardi da utilizzare per affrontare l’emergenza sanitaria. Nato nel 2012 con un trattato intergovernativo, il Mes serve a concedere a condizioni prestabilite assistenza finanziaria ai Paesi membri che dovessero trovarsi in difficoltà a finanziarsi attraverso il collocamento normale di titoli di Stato. In cambio ci sono da sottoscrivere una serie di condizioni. Fino ad ora è intervenuto in aiuto di Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna per l’esposizione finanziaria delle banche e Grecia per complessivi 295 miliardi, considerando anche gli interventi garantiti dall’Ue dal 2010. In cambio dei prestiti, è previsto un programma di rientro e di controllo del debito con piani di aggiustamento macroeconomico, riforme draconiane secondo i più critici che vanno dalle pensioni alla spesa pubblica a interventi più diretti. Criteri più leggeri sono richiesti invece per le linee di credito precauzionali, per Stati colpiti da choc avversi ma in condizioni finanziarie che presentano fondamentali sani. Pochi mesi dopo lo scoppio del Covid, il Mes è stato messo in campo anche con una linea di credito per 240 miliardi come sostegno alla crisi pandemica, a disposizione dei Paesi dell’Eurozona per finanziare esclusivamente i costi legati all’emergenza sanitaria anche se finora la linea di credito non è stata usata dai partner Ue. Il meccanismo è guidato da un Consiglio dei Governatori, composto dai ministri delle Finanze dell’area dell’euro, e assume all’unanimità le principali decisioni. Ha un capitale sottoscritto di 704,8 miliardi, 80,5 miliardi già versati, con una capacità di prestito di 500 miliardi. L’Italia, terzo socio dopo Germania e Francia, ne ha sottoscritto il capitale per 125,1 miliardi e versandone oltre 14,3 miliardi. La riforma del Trattato del Mes del 2021, votata in Consiglio a Bruxelles durante il secondo governo Conte, interviene ulteriormente sulle condizioni per l’assistenza finanziaria e sulle differenze tra le linee a condizionalità rafforzata o semplice, come nel caso della richiesta di intervento per le spese sanitarie legate alla Pandemia. Il cuore della riforma è però attribuire al Mes la funzione di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. In altre parole da strumento di assistenza agli Stati, il Mes entra in gioco anche nelle crisi del credito, passaggio centrale per completare l’Unione bancaria. Prevede tra l’altro che il Mes possa fare da mediatore tra Stati e investitori privati nel caso servisse la ristrutturazione di un debito pubblico. Dopo le modifiche apportate gli unici paesi rimasti a non averle ratificate erano Germania e Italia.

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