Il Csm cambia volto. Eletto Pinelli: per la prima volta toghe governate da un moderato

Massimo Malpica

Il Csm cambia volto. Eletto Pinelli: per la prima volta toghe governate da un moderato

Un vicepresidente del Csm espressione del centrodestra. Il successore del dem David Ermini è Fabio Pinelli, avvocato eletto in Parlamento in quota Lega e votato dall’Aula, una settimana fa, tra i dieci componenti laici dell’organo di autogoverno della magistratura con 516 voti. Dal plenum di Palazzo dei Marescialli, ieri, di voti ne ha presi invece 17 al terzo scrutinio, quello decisivo.

Solo secondo Roberto Romboli, costituzionalista pisano vicino al Pd e favoritissimo alla vigilia, che il 18 gennaio era stato il membro laico più votato dall’Aula. Proprio per questo Romboli si era ritrovato tra i tre componenti della Commissione verifica titoli del Csm e aveva potuto giudicare se il suo status di pensionato fosse o meno una condizione di ineleggibilità, come qualcuno sosteneva. La Commissione ha escluso qualsiasi condizione di ineleggibilità e il plenum ha approvato la delibera che dava luce verde a Romboli, con il solo voto contrario del più «anti-correnti» e «anti-sistema» dei componenti togati, Andrea Mirenda. Poi il voto, e la sorpresa.

Come detto, un vicepresidente di centrodestra a Palazzo dei Marescialli è un elemento inedito: Michele Vietti fu scelto nel 2010 in quota Udc, ma il partito di Casini in quel periodo era in fredda con il Pdl e lo stesso Vietti venne eletto proprio perché non considerato organico al centrodestra. «Orienterò ogni mio comportamento nell’interesse del Paese con la guida e il faro del presidente della Repubblica», ha commentato Pinelli dopo la sua elezione, spiegando di essere «onorato dell’incarico e del ruolo che mi avete riconosciuto. Una grande emozione. Una gravosissima responsabilità». L’auspicio, ha proseguito il nuovo vicepresidente, è cercare «di essere credibili, trasparenti, mai obliqui nell’interesse del Paese». Un pensiero lo ha rivolto anche al Carroccio: «Ringrazio la parte politica che ha ritenuto di poter spendere e investire con una candidatura in Parlamento su una figura non politica e indipendente».

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