È arrivata la patrimoniale

Gian Maria De Francesco

Una patrimoniale silenziosa che erode i risparmi degli italiani. Ecco cos’è, in estrema sintesi, l’inflazione: una tassa che incide sulle risorse accumulate perché il potere d’acquisto dei redditi è insufficiente a tener dietro all’incremento dei prezzi spinti all’insù dai rincari energetici. La dimostrazione è contenuta in due analisi pubblicate ieri dalla Fabi, il principale sindacato dei dipendenti bancari, e da Confesercenti.

Dopo quattro anni di costanti aumenti, nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie è diminuito di quasi 20 miliardi di euro. Da agosto a novembre, ha specificato la Fabi, si è registrato infatti un calo di 18 miliardi da 1.177 miliardi a 1.159 miliardi, con una riduzione dell’1,5%. Già a giugno, rispetto a maggio, c’era stata una prima diminuzione di 10 miliardi. La vistosa inversione di tendenza sulla capacità di accumulo dei correntisti, evidenzia l’analisi, arriva dopo un lungo periodo di incremento dei saldi dei depositi bancari: a fine 2017 l’ammontare complessivo era a quota 967 miliardi saliti a 1.144 miliardi a fine 2021. Da fine 2017 a maggio 2022 erano stati accumulati 212 miliardi di euro, poi il cambio di rotta determinato dalla corsa di bollette e prezzi.

Per far fronte al crollo del potere d’acquisto che porta a consumare i risparmi «servono, da parte del governo, politiche fiscali più incisive volte ad aumentare il reddito disponibile e auspico che già quest’anno possano arrivare risposte in questo senso. Ma sono indispensabili, soprattutto, i rinnovi di tutti i contratti collettivi di lavoro scaduti», ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Un punto di vista condiviso anche dal segretario Cisl, Luigi Sbarra che da tempo propone «una stagione di rinnovata concertazione», per mettere al centro un «grande tema: un vero patto contro l’inflazione».

Anche Confesercenti è giunta alle medesime conclusioni. L’inflazione nel 2022 ha costretto le famiglie italiane a bruciare 41,5 miliardi dei propri risparmi nel tentativo di conservare il proprio tenore di vita ormai assediato dai costi incomprimibili. La quota familiare assorbita da spese per utenze e abitazione dovrebbe infatti attestarsi quest’anno sul 45,8% del totale mensile. Nel 2019 era il 35%. Una situazione che pesa soprattutto sui redditi medio-bassi. Per le famiglie meno abbienti – circa 10,5 milioni – i costi fissi varranno quest’anno la metà dell’intera spesa mensile, riducendo ancora di più lo spazio per le altre spese. Se si considerano, infatti, anche abbigliamento, bevande e alimenti, la parte di bilancio occupata dai consumi obbligati o quasi sale al 77%, lasciando meno di un quarto (il 23%) disponibile per altro.

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