Pnrr, i conti veri o presunti e la paura

di Federico Fubini

Quando cresce il rumore di fondo, l’unica è stare ai fatti. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è così complicato che dall’inizio il rumore di fondo si alterna a fasi di silenzio attonito. Ora il silenzio però l’ha rotto Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr. Ha detto: «La previsione di spesa del Pnrr a settembre è stata rivista (al ribasso, ndr) a 21 miliardi di euro a fine anno. Ma temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 21 miliardi. L’indicatore della spesa è molto preoccupante: se mettiamo insieme tutte le risorse disponibili e le proiettiamo al 2026 è chiaro che c’è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale». Tradotto: il governo di Mario Draghi ha lasciato una situazione compromessa, impossibile farcela nei tempi. Ma è così?

La relazione di Draghi al parlamento sull’attuazione del Pnrr del 5 ottobre conferma che i fondi spesi nel 2021 sono 5,5 miliardi e quelli da spendere quest’anno 15 (dunque quasi 21 in totale). Ma spiega che quelli del 2021 sono appunto tutti spesi e di quelli di quest’anno a settembre ne erano già stati spesi per 11,5 miliardi. Tutti da progetti già avviati prima: opere ferroviarie e scolastiche, bonus edilizi, incentivi tecnologici alle imprese. In sostanza con tre mesi di lavoro davanti tutto sembrava in linea e i casi sono due: o Draghi fornisce dati errati o lo fa Fitto.

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