Il doppio ricatto del Cavaliere

Alessandro De Angelis

Ancora non si è capito a che cosa si riferisse Giorgia Meloni col suo «non sono ricattabile» rivolto a Silvio Berlusconi. Se solo alla trappola di giornata brillantemente sventata, se a un altro ricatto indicibile (quale?) o se, conoscendo le abitudini della casa, ha rivendicato una più generale integrità che la rende libera e non esposta al metodo Boffo. Adesso però che la trattativa di governo è ripresa, solo la compagine del medesimo è destinata a sciogliere l’interrogativo: lo schiaffo formale si tradurrà in uno schiaffo sostanziale e fino a che punto? Inevitabile: con la posta alzata così, qualunque cosa sarà misurata secondo il metro del ricatto. Parola che, maliziosamente, si presta anche a una lettura nei termini di un avvertimento al contrario: io non sono ricattabile, e tu? E infatti si apprende che i vertici di Mediaset, a partire dai figli Berlusconi, oltre ad aver ricondotto il padre a consigli più miti hanno già avviato un loro canale di dialogo con la premier in pectore, preoccupati che il collasso politico del Cavaliere possa compromettere la roba.

Vecchia storia (ricordate Monti?): le aziende per definizione filogovernative, anche perché nessun governo ha mai intaccato l’assetto del duopolio televisivo. Che cosa comporterebbe la trasposizione di quella stessa frase “non sono ricattabile” applicata a questo dossier, sottraendolo allo scambio tra sostegno politico in cambio della tutela degli interessi di Mediaset? Il superamento della Gasparri? Figuriamoci. Una Rai più competitiva? Macché: è in arrivo una nuova lottizzazione. Il conflitto di interessi? Non lo ha fatto nemmeno la sinistra. La discussione, al momento, è se la delega sulle Comunicazioni sarà data a una figura indicata dal Cavaliere o se Giorgia Meloni avrà la forza di smarcarsi formalmente pur dando garanzie di tutela sostanziale dello status quo. Non è la stessa cosa però comunque ci si muove sempre nel ricatto implicito del conflitto di interessi. E lo stesso vale per la giustizia, dove Berlusconi, sotto processo per il Ruby ter e a rischio decadenza, in caso di condanna, chiede il ministero della Giustizia.

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