Caos Lega, assedio a Salvini

Francesco Moscatelli

MILANO. Grande è la confusione (apparente) sotto il cielo leghista. Mentre Matteo Salvini è impegnato a massimizzare il peso dei suoi 95 parlamentari all’interno della maggioranza di centrodestra e ha convocato per oggi un altro «federale», dentro e accanto al partito si agitano gli spettri del «fronte del Nord». Un fronte composto da soggetti diversi che condividono un’analisi impietosa del cattivo risultato elettorale («Abbiamo perso perché abbiamo smesso di parlare ai ceti produttivi del Nord») e il conseguente generico appello ad «ascoltare di più i territori».

Premesse, slogan e parole chiave sono simili. Gli obiettivi – l’assedio alla segreteria Salvini? – chissà. Il «fronte del Nord», infatti, è più che mai affollato. C’è Umberto Bossi che ha lanciato il «Comitato Nord» per affrontare di petto la questione settentrionale e che ieri mattina ha convocato nella sua casa di Gemonio l’ex segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi e l’eurodeputato Angelo Ciocca per affidare loro l’organizzazione del nuovo soggetto «che resterà comunque all’interno della Lega per Salvini premier». Ci sono i governatori Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e sempre di più anche Attilio Fontana che chiedono di spingere sull’autonomia e che nell’ultimo consiglio federale hanno preteso date certe sulla celebrazione dei congressi provinciali e regionali e sugli aventi diritto al voto. C’è la base della Liga Veneta che condivide le richieste dei governatori e che sul tema dell’autonomia pungola via Bellerio un giorno sì e l’altro pure. «L’autonomia delle regioni del Nord è una priorità politica di eguale valore al caro bollette – hanno scritto proprio ieri i consiglieri regionali veneti Gabriele Michieletto e Roberta Vianello -. Non possiamo più attendere. E solo la Lega può portare a compimento questa riforma. Sulla stampa leggiamo del toto-ministri. Ma la scelta migliore rimane il segretario Salvini: è sicuramente lui l’uomo migliore al ministero degli Affari Regionali; per quanto riguarda il Viminale, la Lega può sfoderare altre validissime alternative». Ben più che un tentativo di mettere Salvini con le spalle al muro. Ma dentro il «fronte del Nord» ci sono anche i «leghisti eretici» alla Roberto Castelli, ex Guardasigilli, che tempo fa ha fondato il contenitore «Autonomia e libertà» pur non uscendo dalla «Lega per Salvini premier» (qualcuno vocifera che dopo le sue ultime sparate si starebbe valutando di espellerlo), e i «leganordisti» capitanati dagli ex colonnelli maroniani Gianni Fava e Gianluca Pini, che combattono per recuperare il simbolo della Lega Nord e che hanno convocato un’assemblea per il prossimo 15 ottobre nella brianzola Biassono. Un sorta di neo-Pontida anti-salviniana.

Fin qui la mappa. Cercare di capire dove sfocerà tutta questa agitazione nordista, però, è complicato. Gli stessi protagonisti non si sbilanciano. «Bossi mi ha tirato giù dal letto – racconta Paolo Grimoldi, uno che sta raccogliendo le firme dei militanti per chiedere che si svolga al più presto il congresso lombardo – . Mi ha chiesto una mano per organizzare il comitato a livello locale e provinciale, in Lombardia ma anche nelle altre regioni, e mi ha ripetuto più di una volta che è molto arrabbiato perché qualcuno dice che dietro questo progetto ci sarebbe qualcun altro. “Dietro Bossi c’è solo Bossi”, ha insistito, prima di sfidarmi a braccio di ferro». Pausa. «Ovviamente ha vinto lui». Anche Angelo Ciocca, che ha fatto tappa a Gemonio lungo la strada fra Pavia e Strasburgo, è abbottonato: «Ho visto il Capo, non c’erano né il figlio Renzo né altri. Bossi vuole solo evitare che la Lega si sfasci. Guarda al futuro, non al passato».

Si tira fuori invece Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega alla Camera fino al 2012, poi animatore della lista «Grande Nord», da molti indicato come l’ispiratore del Senatùr: «Io non sono il regista di niente. Non ho più la tessera da tanti anni, nel merito non c’entro niente e non sono coinvolto». Una risposta che non convince Gianni Fava, ultimo antagonista di Salvini al congresso del 2017: «Vorrei incontrare Bossi, ma non me lo permetteranno. Questa operazione segna il ritorno del “Cerchio Magico”, non ci mancava. Le circostanze con le quali nasce la cosiddetta corrente bossiana sono quantomeno sospette. Perché tutta questa fretta e perché proprio ora? Marco Reguzzoni è da sempre abile regista di queste operazioni che vorremmo non servissero però a portare acqua al mulino dell’agonizzante Lega salviniana». E i fedelissimi di Matteo Salvini? Loro, a sentir parlare di «fronte del Nord» fanno spallucce e liquidano il tutto come «nostalgie».

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