Elezioni 2022, risultati in tempo reale: le ultime notizie in diretta



Da quel momento il giornalista inizia un serrato corteggiamento. E qualche tempo dopo, il 16 settembre 2016, è arrivata la piccola Ginevra, chiamata così per via di Lancillotto.

Il vecchio detto «dietro ad un grande uomo c’è una grande donna» vale al contrario anche per lei? «Certamente sì — ha raccontato Meloni a Sette—. Andrea è un padre fantastico, presentissimo. Passa a Milano una settimana al mese, ma quando è qui lavora quasi sempre di sera e durante il giorno sta molto con Ginevra. Ci alterniamo, ci aiutiamo, ci completiamo». E poi: al suo compagno chiede consigli, pareri? «Lo coinvolgo, sì, ma non troppo. Quando siamo assieme cerco di lasciare fuori la politica, di staccare. Non è facile: lui segue tutti i talk, io passo davanti: “Ancora co’ la politica? Ti prego, cambia, non ne posso più!”».

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Ore 07:31 – La lunga giornata di Giorgia Meloni

(Paola Di Caro) Quel tetto di cristallo che separava una donna, e di destra, dal vertice del potere l’ha rotto, come sperava e credeva. E si gode l’emozione, la gioia — mista ad ansia, ricordi, paure e stanchezza — in famiglia fino a tarda notte, poi tra i suoi fedelissimi, eletti e decine e decine di giornalisti di tutto il mondo che la aspettano al Parco dei Principi da ore.

Con la voce che a tratti trema, commossa, Giorgia Meloni sale sul palco, scherza, ride, si stringe nella sua giacca bianca, scuote i capelli e avverte che sarà solo un saluto, che oggi approfondirà per bene ogni tema, ma emozionata può finalmente dedicare «questa vittoria, questo riscatto» oltre che alla sua famiglia, mamma, sorella, compagno, figlia, a «tutte le persone che non ci sono più e che meritavano di vedere questa nottata».

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Ore 07:14 – Da chi ha preso tutti quei voti, Meloni? E a chi li ha sottratti Calenda?

(Renato Benedetto) Il balzo in avanti, in poco più di quattro anni, è impressionante: Fratelli d’Italia passa dal 4,4 del 2018 a circa il 25% alla Camera di queste elezioni.

Dove li ha presi, questi elettori? Soprattutto li ha sottratti alla Lega.

Secondo l’analisi dei flussi del Consorzio Opinio per la Rai, mostrata da Antonio Noto a Porta a Porta, il 40% di chi adesso ha votato per il partito di Giorgia Meloni era un elettore della Lega.

Il 22% aveva già scelto Fratelli d’Italia (si può desumere quindi che ha confermato buona parte dei suoi appena 1,4 milioni di elettori del 2018). Un poco FdI ha rubato anche a Forza Italia (13%) e Movimento 5 Stelle (9%). Appena il 3% al Pd, il 10% dall’astensione.

Anche Forza Italia ha pescato nell’elettorato leghista (il 17% degli elettori di Berlusconi oggi aveva votato per il Carroccio nel 2018).

Quello di Meloni è il primo partito quasi ovunque, conquista (dati a spoglio in corso) circa il 23% al Nord Ovest, il 26% nel Nord Est, il 27% al Centro. Solo al Sud, con il 20%, è secondo, con il M5S in testa con il 26% delle preferenze.

La Lega fa un tonfo nel Nord Est: in Friuli-Venezia Giulia è intorno all’11 mentre FdI è oltre il 30%; in Veneto si ferma intorno al 14,5% (Zaia aveva stravinto con il 76% delle preferenze), mentre FdI, intorno tra il 32 e il 33%, la doppia.

E il partito di Calenda? Secondo il Consorzio Opinio pesca molto tra gli elettori del Pd: il 37% di chi oggi ha votato per Azione-Iv nel 2018 aveva scelto i democratici.

Prende anche da Lega (11%) e M5S (10%), qualcosa anche da FI (7%) e +Europa (5%). Il Movimento ha pescato anche nell’elettorato dem (11%) e leghista (4%).

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Ore 07:06 – A Bologna Casini batte Sgarbi, Bonino e Calenda beffati a Roma

(Claudia Voltattorni) Un solo voto. Tanto basta per essere dentro o fuori al Senato o alla Camera (salvo poi l’eventuale ripescaggio al proporzionale). La sfida nei collegi uninominali prevede una semplice regola: vince chi prende più voti, anche uno solo.

A Bologna, la sfida dentro-fuori era tra l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini (centrosinistra) e Vittorio Sgarbi (centrodestra), battuto dopo un testa a testa fino all’ultimo voto. A Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, la battaglia per il Senato la vince Isabella Rauti, figlia del leader Msi Pino, ex moglie di Gianni Alemanno (ex An) e candidata di Fratelli d’Italia, con oltre il 45%, contro circa il 30% di Emanuele Fiano (Pd), figlio del sopravvissuto ad Auschwitz Nedo. Daniela Santanché (FdI) batte Carlo Cottarelli (centrosinistra) per il Senato a Cremona.

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Ore 06:42 – Chi è Giorgia Meloni

(Roberto Gressi) Rivoluzione accorta ma non morbida, che qui non si annacqua niente. Presidenzialismo, abiura del fascismo quanto elettoralmente basta, la Fiamma non si tocca. Patria, famiglia e lobby Lgbt da sorvegliare, senza gli eccessi dei comizi in casa Vox. Qualche zampata, dal video sullo stupro alle devianze, che qualche volta la frizione scappa.

Ma in questa campagna elettorale, dopo aver trovato la ricetta della minestra di Riccioli d’Oro, Giorgia è stata soprattutto lì a guardarla bollire, attenta che non si attaccasse, con camicette bianche, toni bassi e pause sapienti, mentre i sondaggi salivano ogni settimana.

Bastava non strafare, e soprattutto impedire che sbrodolassero i due simpatici improvvisatori che si porta dietro, Silvio e Matteo, e con un occhio alla lezione di Mario Draghi, che pure non ha mai votato. È, ora, più che probabile che sarà lei la prima donna in Italia a guidare un governo.

Meloni Giorgia, 45 anni, Capricorno, nata a Roma Nord ma cresciuta alla Garbatella, intorno ai 160 centimetri per poco più di 50 chili, un diploma con Sessanta quando era il voto più alto. Una madre, una sorella, un compagno, una figlia. Un padre, anche, al quale ha fatto ciao ciao quando aveva un anno, mentre lui se ne andava alle Canarie per non tornare più. Nel decennio successivo lei e sua sorella Arianna hanno visto papà Francesco per una, massimo due settimane all’anno. Fino a quando, per Giorgia, anche questi pochi giorni divennero insopportabilmente troppi. Lei gli disse: «Non voglio vederti più». E mantenne la parola. «Quando è morto non sono riuscita davvero a provare un’emozione, è come se fosse stato uno sconosciuto», ha raccontato a Silvia Toffanin, a Verissimo.

Alla mamma Anna dice tutto
, unica persona di cui teme il giudizio. Quando aspettava Giorgia il suo matrimonio era già in crisi, aveva una bambina piccola e tanti le consigliavano di interrompere la gravidanza. Ci pensò, andò anche, ovviamente a digiuno, a fare le analisi propedeutiche. Anni dopo lo ha raccontato così a sua figlia: «E poi entrai invece in un bar e dissi: cappuccino e cornetto». Complici da sempre con la sorella Arianna, che le raccontava le favole e la consolava quando a scuola la chiamavano cicciona. Insieme accesero una candela in cameretta, per giocare, e poi uscirono lasciandola lì. Bruciò tutto, addio all’appartamento alla Camilluccia, si va alla Garbatella.

(L’articolo completo è qui)

Ore 06:29 – Di Maio sconfitto a Fuorigrotta, è fuori dal parlamento

Gli odiatori da tastiera sono pronti a sfornare vignette feroci contro Luigi Di Maio , il ministro che si sfracellò volando in pizzeria sulle note di Dirty Dancing (vedere video per credere, ndr). «Gigino verso il ritorno al San Paolo», ironizzano sul web quando è ormai notte fonda e per il fondatore di Impegno Civico si profila la disfatta. La sfida testa a testa nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta con Sergio Costa e Mariarosaria Rossi è all’ultima scheda, Mara Carfagna è quarta e Di Maio secondo. È lui che ha tutto da perdere, o ha già perso tutto. Con la scissione del M5S voleva salvare il governo Draghi, ma il senno di poi dice che ha contribuito ad affossarlo. Sognava di rendere «irrilevante» Conte e invece, portandogli via mezzo partito, ha fatto la sua parte per resuscitarlo. E adesso, in tandem con Tabacci, rischia di restare fuori dal Parlamento.

Qui l’articolo completo di Monica Guerzoni.

Ore 06:22 – In Alto Adige lista no vax oltre il 6% dei consensi

In Alto Adige a sorpresa la lista Vita, vicina al mondo no vax, si attesta ben oltre il 6%, con un collegio che sfiora addirittura il 9% dei consensi. Il risultato è comunque in linea con quelli delle ultime tornate elettorali nel mondo di lingua tedesco. Al Senato a Bolzano Hannes Loacker attualmente è al 6,21%, a Merano Susanna Singer al 6,99% e a Bressanone Rudolf Schopf al 5,99%. Alla Camera è andata ancora meglio a Francesco Cesari con il 7,92% a Bressanone e la nota avvocatessa dei no vax Renate Holzeisen che a Bolzano sfiora il 9% (8,94%).

Ore 05:50 – I risultati, ad ora

Lo spoglio non è ancora concluso, ma le proiezioni sono tutte concordi: la coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni politiche del 25 settembre 2022, ha conquistato una netta la maggioranza (sopra il 40%) e si avvia ad avere la maggioranza assoluta sia in Senato, sia alla Camera; e, al suo interno, Fratelli d’Italia — il partito di Giorgia Meloni, è saldamente collocato come primo partito, con oltre il 26 per cento dei voti. Meloni potrebbe essere chiamata dal Quirinale, prima donna a Palazzo Chigi, per provare a formare un governo con gli altri partiti del centrodestra.

Crolla la Lega, che scende sotto il 10%; tiene invece — oltre le previsioni — Forza Italia («il Cavaliere e il suo partito sono ancora politicamente vivi e vegeti», sintetizza Marco Galluzzo).

Noi moderati di Maurizio Lupi è allo 0,9% (0-4 senatori). L’accordo fra gli alleati era chiaro: chi prende più preferenze sceglie il candidato premier. Salvini deve ridimensionare le proprie ambizioni, mentre Giorgia Meloni può dunque fare rotta su Palazzo Chigi, anche se i giochi sono aperti e bisognerà capire come intende muoversi il presidente Sergio Mattarella per garantire l’interesse nazionale nel complicato quadro internazionale sia sul piano politico sia su quello economico.

Il Pd oscilla intorno (ma sotto) al 20%, e nel partito, adesso, c’è aria da resa dei conti, come racconta Maria Teresa Meli.

La lista Verdi-Sinistra Italiana ha raccolto il 3,6% al Senato (5-9 seggi) e il 3,7% alla Camera (10-16 deputati), mentre +Europa è sul filo della soglia di sbarramento del 3% al Senato (0-2 senatori) al 2,9% alla Camera e quindi deve i dati ufficiali per il conteggio definitivo. Non pervenuta Impegno civico: la lista di Luigi Di Maio — rimasto fuori dal Parlamento – è allo 0,6%. La somma dei voti del centrosinistra è dunque intorno al 26,6 al Senato e al 26,8 alla Camera.

Azione-Italia viva è al 7,7% (7-11 senatori e 15-25 deputati): il Terzo polo esiste, Maria Elena Boschi ha parlato di «risultato importante», ma non sono i numeri sognati da Calenda e Renzi.

Il Movimento 5 Stelle, invece, si colloca intorno al 15%, affermandosi come terzo partito dietro a FdI e Pd e con percentuali altissime al Sud.«Tutti ci volevano fuori dal Parlamento, ci davano a una cifra in picchiata, la rimonta è stata significativa», ha commentato Conte nella notte, per poi promettere: «Saremo una forza di opposizione che esprimerà tantissimo coraggio e tanta determinazione».

Italexit di Gianluigi Paragone sembrerebbe non essere riuscita a raggiungere lo sbarramento (fissato al 3%).

Ore 05:38 – Ha vinto Giorgia Meloni: che cosa succede adesso?

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni del 25 settembre 2022, e potrebbe essere chiamata dal Quirinale per provare a formare un governo con gli altri partiti del centrodestra: sarebbe la prima donna a Palazzo Chigi.

È questo lo scenario più probabile, dati i risultati lusinghieri conseguiti da Fratelli d’Italia.

Ma, come scrive Paola Di Caro sul Corriere di oggi, ora a FdI servirà prima di tutto prudenza. Meloni deve far attenzione a «non far pesare troppo agli alleati il ribaltamento di forze, non prendersi vendette».

Fratelli d’Italia (qui il programma) sembra essere stato premiato per la sua coerenza (in quanto unico partito che è restato fuori dal governo di coalizione guidato da Mario Draghi), ma il voto premia, evidentemente, la leadership di Meloni, che — come ha ricostruito Antonio Polito — nel 2018 alle Politiche aveva ottenuto solo il 4,3%.

Negli ultimi mesi, la leader ha più volte lavorato per trasmettere ai partner europei e dell’Occidente messaggi di rassicurazione sul ruolo e la collocazione dell’Italia in caso di un suo arrivo a Palazzo Chigi.

Con la sua posizione filo atlantica è riuscita a rassicurare le cancellerie, ma il suo sovranismo — e segnatamente la sua volontà di ridiscutere il Pnrr — la potrebbero porre in contrasto con l’Europa.

All’estero, i più sembrano guardare all’affermazione di Meloni con preoccupazione, come dimostra il titolo della Cnn : «Italia verso la premier più a destra dai tempi di Mussolini»

Ore 05:44 – Perché quello del 25 settembre 2022 è un risultato epocale

«Un risultato epocale», destinato a «cambiare profondamente la geografia politica italiana, non solo perché per la prima volta nella storia la destra si proietta a vincere le elezioni e ipotecare Palazzo Chigi con una donna alla guida di un governo di coalizione»: così Francesco Verderami, sul Corriere di oggi, sintetizza il voto del 25 settembre.

Gli italiani e le italiane che si sono recati alle urne hanno determinato, con le loro scelte, «il tramonto dell’era berlusconiana» e «la fine del progetto salviniano della Lega nazionale».

Meloni, «che ha cannibalizzato i consensi di Lega e FI, è consapevole che i nuovi rapporti di forza nel centrodestra potrebbero complicare più che la nascita del governo, la sua navigazione. E non a caso nei colloqui riservati prima del voto aveva fatto capire che si sarebbero dovuti privilegiare gli equilibri di coalizione sugli interessi di partito. Perché un conto è vincere, altra cosa è governare, altra cosa ancora è durare. C’è da affrontare una congiuntura nazionale e internazionale molto delicata: nessun governo potrebbe andare avanti a lungo senza una forte coesione interna. E dopo il terremoto nelle urne Meloni intende stabilizzare il quadro politico del centrodestra: si vedrà come, visto che Salvini durante tutta la campagna elettorale ha rivendicato l’obiettivo di tornare al Viminale e Forza Italia aspira alla Farnesina. Senza dimenticare che sulla formazione della squadra ministeriale l’ultima parola spetterà al capo dello Stato».

Ma i risultati delle politiche fanno anche emergere quella che Verderami chiama «la grave crisi d’identità del Pd», sconfitto dalla sfida con FdI per il primato, ma soprattutto «ridimensionato nel tradizionale ruolo di punto di riferimento del fronte progressista»

«Il compito di Letta era tutt’altro che facile: un anno e mezzo fa aveva ereditato una segreteria che Zingaretti aveva lasciato dicendo di “vergognarsi” del partito. Il resto lo hanno fatto una serie di errori tattici e strategici che lo hanno consegnato “nudo” alla sfida con Meloni. E ora la politica gli presenta il conto, dentro e fuori il Nazareno.

Da una parte si trova il leader del Movimento: nonostante M5S abbia dimezzato i voti rispetto a cinque anni fa, Conte avrà la possibilità di fare sponda con quella parte dei democratici desiderosa di aprire una nuova stagione di rapporti con i grillini sul modello Mélenchon.

Dall’altra i vertici di Azione puntano a diventare il polo riformista per attrarre quella parte dei dem che non è intenzionata ad accettare una deriva radicale. Per Calenda e Renzi il risultato elettorale va letto come il primo atto di un processo che si dispiegherà in Parlamento. Tra Scilla e Cariddi, il Pd rischia invece di spaccarsi». Leggi l’articolo completo, a firma di Francesco Verderami, qui.

Ore 05:26 – Il boom del Movimento 5 Stelle al Sud: a Napoli sopra il 40 per cento

(Claudio Bozza) Il Movimento Cinque Stelle ha sì dimezzato i voti rispetto allo storico boom del 2018, quando conquistò il 32,7%.

Ma al termine di una campagna elettorale molto breve e intensa come questa, il leader Giuseppe Conte riesce a conquistare un’ampia fetta di consensi: tra il 15-16%, con il Sud a fare da traino a livello nazionale e affermandosi come terzo partito dietro a Fratelli d’Italia e Partito democratico.

Un particolare non da poco per un partito che era finito nell’occhio del ciclone per avere di fatto innescato il vortice che ha poi provocato la caduta del governo Draghi.

La strategia per il rush finale messa a punto dall’ex presidente del Consiglio ha portato a frutti insperati. La parola chiave è stata «Sud».

Conte, negli ultimi 15 giorni, aveva infatti programmato ben 25 tappe concentrandosi quasi esclusivamente su Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia, cioè i territori che nel 2018 avevano contribuito in maniera decisiva al trionfo elettorale puntando tutto, o quasi, sul reddito di cittadinanza.

A tarda notte, consultando i dettagli dal sito del Viminale, emergono consensi da capogiro in Campania: a Napoli vanno addirittura sopra il 42%. Ma per i Cinque stelle le cose vanno bene anche in Sicilia 1 e 2, rispettivamente con 33 e 29%; mentre in Puglia sono attorno al 30%.

Ore 05:22 – L’affluenza definitiva, la più bassa di sempre per le Politiche

L‘affluenza, alla fine, si è fermata al 63,91%: circa 4 milioni e mezzo di cittadini hanno deciso di disertare le urne.

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, meno del 70 per cento degli aventi diritto è andato a votare per le elezioni Politiche.

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